Assemblea del 4 giugno - documento finale

Il giorno 4 giugno si è tenuta un'assemblea allo scopo di decidere sulla prosecuzione dello sciopero indetto dall'assemblea dello scorso 11 maggio 2020.

L’assemblea considera un inaccettabile ricatto l’offerta contenuta nell’accordo fra amministrazione e alcuni  sindacati, di uno scambio fra monitoraggio e buoni pasto.

L’assemblea, pertanto, si propone di avviare un’azione legale per ottenere tutti i buoni pasto, a partire dal mese di marzo, per rispondere a questo ricatto e a segnalare contestualmente alla Corte dei Conti l’aggravio di spesa pubblica ingenerato da un contenzioso evitabile e frutto di decisioni dell’Ente contrarie alla legge.

L’assemblea quindi, ha deciso di proseguire con la forma di protesta fino a quando non verranno riconosciute e rispettate tutte le specificità degli operatori della ricerca che altro non sono che quelle legate al libero esercizio della Scienza, tutelato anche dalla nostra Costituzione.

In calce trovate l testo integrale del documento dell'assemblea disponibile in pdf a questo link

Per la registrazione integrale ed ogni ulteriore discussione in merito potete andare sulla relativa pagina dei ilnostroCNR

Comitato di Liberazione del CNR
 

Documento dell'assemblea del 4 giugno 2020

Il personale di ricerca del CNR, autoconvocatosi in assemblea il giorno 4 giugno 2020, non può che confermare le ragioni dello sciopero atipico indetto dall’assemblea dell’11 maggio 2020 che consiste nell’astensione dalla compilazione del monitoraggio comunicato con nota del DG generale prot. n. 0029838 dello scorso 8 maggio.

La richiesta di un monitoraggio dell’attività svolta in regime di lavoro agile, imposto dall’emergenza Covid19, da esplicarsi attraverso la compilazione dei cosiddetti flussi della scrivania digitale, oltre che imporre un inutile ed inappropriato strumento di controllo, esprime la più totale incomprensione nei confronti delle specificità del lavoro di ricerca il cui compito primo è quello di generare conoscenza, accrescere il sapere, rilasciare prodotti dell’ingegno.

Oltre che mostrare una evidente incomprensione della particolarità del lavoro di ricerca, la richiesta dell’amministrazione mostra una incapacità della stessa a comprendere come tali specificità siano già riconosciute dal contratto di lavoro.

Difatti le previsioni del lavoro agile (Legge 81/2017), che ha scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, devono essere conciliate con quanto previsto dai contratti collettivi (art. 18 comma 3) che, per ricercatori e tecnologi, già prevedono la possibilità che il lavoro svolto fuori dalla sede di lavoro sia autocertificato mensilmente (art. 58 del CCNL).

Per altro va ricordato che, in applicazione del d. lgs. n. 165/2001, art. 15 comma 2, il personale ricercatore e tecnologo non può essere gerarchicamente subordinato alla dirigenza per quanto attiene alla gestione della ricerca o delle attività tecnico-scientifiche (cf anche CCNL 2016-2018 art. 80, comma 5).

Altri enti di ricerca come l’INFN, la cui governance è espressione della comunità scientifica interna, hanno pienamente recepito tale specificità e nell’adottare – prima dell’emergenza- il disciplinare per il lavoro agile hanno escluso da esso ricercatori e tecnologi in virtù di quanto già previsto dal loro contratto.

La discussione in assemblea ha evidenziato come, purtroppo, il riconoscimento della possibilità di svolgere il lavoro fuori dalla sede, autocertificandolo SENZA LIMITAZIONE ALCUNA, come prevede il contratto, al CNR trova un’applicazione molto diversificata a seconda degli istituti.

L’Amministrazione del CNR, oltre a essere in ritardo nell’applicazione del lavoro agile, non ha saputo cogliere l’occasione dell’emergenza COVID, che ha prodotto una accelerazione di molte trasformazioni, che oggi cercano di trovare un assetto. Si trasformano i modelli di lavoro, si trasformano le politiche della conoscenza, e in questi passaggi, è apparso evidente il ritardo dell’amministrazione nel comprendere la loro portata.

L’assemblea considera un inaccettabile ricatto l’offerta contenuta nell’accordo fra amministrazione e alcuni sindacati, di uno scambio fra monitoraggio e buoni pasto.

I buoni pasto sono un diritto contrattuale la cui erogazione è esplicitamente normata dall’art 5 del CCNL che non può essere barattato con un monitoraggio, illegittimo per i motivi illustrati.

L’assemblea, pertanto, si propone di avviare un’azione legale per ottenere tutti i buoni pasto, a partire dal mese di marzo, per rispondere a questo ricatto e a segnalare contestualmente alla Corte dei Conti l’aggravio di spesa pubblica ingenerato da un contenzioso evitabile e frutto di decisioni dell’Ente contrarie alla legge.

Precisiamo inoltre che se il tentativo del monitoraggio è quello di mettere i ricercatori e tecnologi in contrasto con i colleghi del personale tecnico/ammnistrativo, in un’inaccettabile richiesta di completa omologazione delle diverse professionalità, non possiamo che respingerlo con forza.

Ogni professionalità ha le sue prerogative e tutte hanno diritto al rispetto.  Osserviamo poi che molti ricercatori e tecnologi sono stati, di fatto, costretti ad accettare la modalità di lavoro agile in regime Covid19.

All’interno di certi limiti – un monte orario complessivo, la coerenza con le esigenze della struttura, l’assunzione di responsabilità personale dell’attività fuori sede – ricercatori e tecnologi del CNR sono liberi da vincoli di orario e di luogo di lavoro e sono liberi da subordinazione gerarchica quanto all’attività di ricerca. Questo non per un bizzarro privilegio, ma perché soltanto un ricercatore può stabilire come meglio svolgere la sua ricerca: se lavorando in laboratorio o scrivendo a casa, se leggendo in biblioteca o impegnandosi in attività sul campo, se in riunioni fisiche con i colleghi per un progetto o in videoconferenza di notte con ricercatori di un’altra parte del mondo. Quello che contano sono i risultati del suo lavoro, meglio ancora i risultati del gruppo di lavoro nel quale opera, il contributo che dà alla società e al sapere. Questo principio ovvio, elementare, interno alla natura stessa e alle pratiche concrete dell’attività di ricerca e centrale per la sua libertà, responsabilità e dignità, è sottoposto da parte della dirigenza del CNR a una continua pressione burocratica ad uniformarsi a regole che gli sono estranee.

In definitiva, se l’Ente avesse accettato in modo inequivocabile e dal primo momento la semplice applicazione del contratto che prevede l’autocertificazione del lavoro fuori sede, modalità che tutto l’INFN ha adottato e che è pacificamente accettata in molti istituti del CNR, non si sarebbe avvitato in una serie di comunicazioni contraddittorie fra di loro, come quelle sull’incompatibilità del buono pasto col lavoro agile, e in palese contrasto con la normativa e con le prerogative riconosciute a Ricercatori e Tecnologi.

L’assemblea quindi, decide di proseguire con la forma di protesta fino a quando non verranno riconosciute e rispettate tutte le specificità degli operatori della ricerca che altro non sono che quelle legate al libero esercizio della Scienza, tutelato anche dalla nostra Costituzione.