Che succede al CNR? diritti, doveri, scelte

Care Colleghe, Cari Colleghi, Gentili Direttori di Istituto, Gentili Direttori di Dipartimento, Gentili Dirigenti dell'Amministrazione Centrale, Gentili Responsabili di unità, Cari componenti dei CDI, Cari componenti eletti nei Consigli Scientifici di Dipartimento, e nei Comitati di Area, Gentili eletti nel Consiglio Scientifico, Gentili rappresentanti delle OoSs, vi invio la presente con preghiera di diffusione e discussione a/e con tutto il personale. 

Che succede al CNR? diritti, doveri, scelte

  • In questa lettera (è un po' lunga chiedo venia)
  • PNRR e progetti in genere: il dovere ed il diritto di gestione delle risorse
  • Deleghe e Responsabilità: esercizio della libertà di scelta del decisore e riflessi organizzativi
  • Il personale: tappe ulteriori
  • Roberto Defez: attacco ad uno scienziato
  • Il rappresentante del personale in CdA
  • La via della pace

Il piano di rilancio ha generato, a ragione, attese circa l’applicazione e lo sviluppo di un nuovo modello e di nuove buone pratiche organizzative e gestionali. Pratiche utili ad accrescere l'efficienza e l'efficacia del CNR, potenziando la definizione e la condivisione di linee guida operative e il successivo controllo del rispetto delle stesse, eliminando gli orpelli la cui efficacia, in termini di controllo, non solo genera dubbi ragionevoli, ma determina l'accrescimento dell'onere burocratico, e quindi dei costi di gestione. Condivido, a proposito, alcune riflessioni.

 

PNRR e progetti in genere: il dovere ed il diritto di gestione delle risorse

È indubbio che la grande professionalità e reputazione della Rete Scientifica, e l’azione di posizionamento dell’Ente operata dalla Presidente Carrozza, siano la motivazione principale dell’ottimo risultato conseguito dal CNR nel PNRR. (circa 800M€ attratti). Interessante, e organizzativamente obbligato, l’affidamento, agli “spoke”, quindi ai singoli istituti e strutture, della gestione delle attività relative. Alla capacità attrattiva dei nostri istituti si è chiesto, al CdA, di rispondere accogliendo la proposta di creare specifiche strutture di missione, (per le quali il reclutamento ha avuto finora scarso successo) le quali fungessero da supporto agli Hub e Spoke dell’Ente, in particolare sul reclutamento del personale ed il procurement.. La tardiva e provvisoria costituzione delle strutture di missione ha reso finora impalpabile ai più il loro operato, spesso limitato alla fornitura di informazioni al CdA, anche se sembra siano finalmente pronte a produrre Linee Guida Gestionali (per il PNRR) a supporto della Rete. Sembra, in particolare, si vada verso una semplificazione del piano economico per i progetti PNRR aprendo, si confida, ad una semplificazione del piano economico per tutti i progetti evitando così l’introduzione di vincoli non imposti dai committenti.

Inoltre, è in atto una consultazione tra Amministrazione e  Direttori di Istituto sulla gestione dei residui (passivi) che dovrebbe trovare esplicitazione in una apposita circolare. Alcune informazioni sono fluite in un incontro tra l’ufficio Bilancio ed i nostri segretari amministrativi (3/4 ottobre) . Sembra sia emersa una soluzione che contemperi le richieste degli organi di controllo, della Corte dei Conti e dei Consulenti, circa la necessità di abbassare il livello dei residui passivi, e le urgenze operative della Rete Scientifica. Si segnala innanzitutto che, di per sé, i residui passivi sono indice di ottima gestione da parte di chi li ha generati e sono, nel recente passato, aumentati anche per effetto dei vincoli introdotti e del blocco dei TD (che con il PNRR occorrerà rimuovere). Considerando che la dimensione dei residui passivi è pari a circa 700M€ e che, di questi, i residui di competenza sono mediamente pari a 150M€ (competenza non impegnata in conclusione di anno), una ipotesi possibile sembra possa essere : interrompere l’utilizzo dei residui di competenza fino al momento dell’approvazione del bilancio consuntivo, anticipare l’approvazione del bilancio consuntivo al 30 aprile 2023 (e non a giugno come negli anni precedenti), consentire, senza blocchi, l’utilizzo dei residui non di competenza, e derogare sui limiti temporali della registrazione su SIGLA degli impegni.

Dialogo, collaborazione, capacità attrattiva ottima, tutte cose positive, ma quale sarà il modello di gestione organizzativo e finanziario per gestire un'azione cosi' delicata?.  Le convinzioni degli interpreti, la loro individuazione e gli strumenti di supporto, sono le condizioni al contorno per una risposta adeguata (o meno). Il Collegio dei Revisori dei Conti che, ad onor del vero, contempera il rispetto profondo del ruolo con una grande attenzione alle peculiarità dell’Ente, ha individuato nella capacità di spesa, potremmo dire nella lentezza della spesa, una delle cause principali dell’accumulo dei residui definiti impropri. Ci sono certamente cause legate alle particolari progettualità di un Ente come il nostro, ma, mi sia consentito, vi è soprattutto la pervicace insistenza nell’utilizzo di strumenti con scarsissima flessibilità operativa (il piano economico, così come è, attualmente, concepito ed implementato), l’obbligo di passaggio delle variazioni per maggiori entrare in CdA e vincoli (come  la circolare 6/2019 - una restrizione non richiesta, ad esempio, dai soggetti finanziatori), che, appesantendo oltre misura la gestione economica dei progetti di ricerca, si candidano al ruolo di ostacolo principale ad una virtuosa accelerazione della spesa. (A volte sento esprimere riserve sugli operatori. È bene evitare polemiche sugli stessi, perché stante il modello attuale, le persone che si occupano delle  approvazioni delle modifiche del piano economico e delle variazioni da presentare in CdA per tutto l'Ente, al netto dei dirigenti, sono 2 soltanto).

Con un modello siffatto, il CNR rischia di non reggere all’urto del PNRR che, di fatto, ha le dimensioni finanziarie di un altro FOE. Occorre cambiare velocemente approccio e transitare, come peraltro delineato dal Piano di Rilancio, ad un modello basato sul controllo di gestione ex post, sull’audit (controllo “just in time” con fini di supporto, soluzione e superamento dei problemi) e non sulla censura amministrativa (ciò anche prima del passaggio al sistema economico patrimoniale). Occorre un atto di fiducia accompagnato da una chiara assunzione di responsabilità e all’accettazione di interventi rigidi in caso di errori ripetuti (il dolo resta ovviamente gestito in quanto tale). Estendere ciò che è stato previsto per tutti i progetti autofinanziati – e non solo per quelli nati dopo la delibera 169/2022 - a tutte le progettualità dell’Ente. Consentire l’uso dei fondi certi legati a progettualità scientificamente, ma non contrattualmente finite, sia a supporto di attività autofinanziate che di progetti in essere. In sintesi, consentire la piena autonomia degli istituti (che dall'essere centri di responsabilità sono progressivamente diventati centri a responsabilità limitata) nella gestione dei progetti e nella relativa operatività finanziaria (variazioni di bilancio), sulla base di precise disposizioni del CdA. Contemporaneamente, al fine di garantire l’equilibrio finanziario dell’Ente, si punti ad una piena specializzazione della SAC nel controllo di gestione e nell’audit (in particolare finanziario) e all’aumento della capacità di operare interventi specifici (dove si manifesta il problema, evitando restrizioni “a pioggia”), sostenendo gli istituti nella mitigazione di eventuali effetti negativi di una procedura o di una decisione. In secondo luogo, per i progetti finanziati, applicare le regole del committente, evitando di costringere tali regole nell’attuale, rigido, piano economico e riducendo la “spesa temporale” – costo di gestione difficilmente quantificabile - dei nostri segretari amministrativi, dovuta soprattutto ai tentativi, spesso vani, o quantomeno forzati, di rappresentare i budget progettuali nei record del piano economico. Ciò con l’effetto principale di un rallentamento deciso delle attività di progetto e, potenzialmente, dell’aumento del rischio derivante da risultati scientifici previsti e non ottenuti, a causa di ritardi, ad esempio, negli acquisti di materiale o strumentazione.

Se si aumenta la velocità della spesa, qualcuno potrebbe dire che, potenzialmente, aumentano gli errori gestionali e finanziari, così come accaduto in passato. Ricordo che a tal scopo, l' Amministrazione ha scelto di evolvere i sistemi informativi introducendo l’ufficio Agenda Digitale, il cui mandato, in particolare, è l’integrazione dei sistemi di gestione per facilitarne la comunicazione, consentire una più corretta elaborazione dei dati e favorire un migliore controllo di gestione. Attendiamo interventi rapidi in questo senso che, sono certo, i colleghi dell’ICT sono in grado di sviluppare. Ad esempio, si potrebbe, già da ora, al fine di non generare ritardi ulteriori nella gestione dei residui , rendere immediata, con procedura informatica ad hoc, la riassegnazione dei fondi sulle specifiche GAE e consentire una gestione in deroga, ad esempio, per i progetti in chiusura prima del 30 aprile ed ai progetti con kick off a fine anno (novembre/Dicembre) coordinati dal CNR. L’obiettivo di contemperare autonomia e controllo dei conti si raggiunge anche fornendo strumenti formativi “ad hoc”, così come previsto dal piano di rilancio a tutta la filiera decisionale/operativa. Auspico che il 2022 sia ricordato come l’ultimo anno nel quale si discute, sotto Natale, della gestione  dei residui.

 

Deleghe e responsabilità: esercizio della libertà di scelta del decisore e riflessi organizzativi

Nella riunione del CdA dell’ 11 ottobre 2022, il punto 10 prevedeva una modifica della organizzazione della SAC, con la costituzione della Unità” Contratti Flessibili”. L’occasione è stata utile per uno scambio, in particolare con il DG e la Presidente, sullo sviluppo della organizzazione della Amministrazione e sulle modalità di attribuzione delle deleghe per uffici ed unità. Il presupposto, condiviso, della discussione è che la costituzione, e la conseguente conferma in CdA, di unità specifiche è prevista dal piano di rilancio.

Il Direttore generale ha sottolineato come la individuazione di unità è una esigenza delle organizzazioni complesse. È necessario evitare la frammentazione gestionale, rispetto a temi specifici, in direzioni o uffici diversi, ed è fondamentale dare riferimenti precisi agli “utenti” dell’organizzazione, nel nostro caso ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi della rete scientifica.  Contestualmente, la Presidente ha precisato, ed io sono pienamente d’accordo, che le responsabilità delle unità devono essere selezionate tenendo conto della aderenza delle competenze del candidato/a alle materie di riferimento delle unità.

Un’altra questione da sottolineare, in via preliminare, è che la delega per gli Uffici o per l’affidamento di responsabilità è, dal punto di vista amministrativo, un atto prevalentemente fiduciario, “intuitu personae”, ed il decisore, il direttore generale, sceglie, giustamente, con la massima autonomia. Il CdA non può intervenire sull’autonomia amministrativa. Ciò detto, credo, di poter esercitare la mia libertà di espressione formulando alcune riflessioni generali e proposte.

Nel periodo precedente all’ultima riunione del CdA, sono stati individuati delegati e responsabili di uffici dirigenziali ed unità. Ho letto con attenzione i relativi provvedimenti pubblici. Dall’analisi emerge che sono stati individuati, tra gli altri, 3 requisiti/principi di selezione: esperienza nella gestione di strutture complesse, adeguata conoscenza nell’ambito delle materie oggetto delle competenze dell’Unità, principio di rotazione. Il principio di rotazione è stato concepito per prevenire comportamenti corruttivi derivanti dal consolidamento di relazioni nel corso del tempo. Ciò riguarda prevalentemente gli uffici e le funzioni interessate da attività finanziarie. L’applicazione del principio, però, come sottolineato anche dal nostro piano specifico, può anche rappresentare un elemento di crescita virtuosa delle organizzazioni. Ciò a patto che sia applicato, garantendo la continuità dell'azione amministrativa e gestionale, attraverso periodi definiti di formazione, affiancamento e mentoring. La mia richiesta all’amministrazione è: verifichiamo se, nelle scelte compiute non solo negli ultimi mesi, ma negli anni, si sia applicato il principio in modo uniforme secondo la ratio delle norme di riferimento (sul sito www.performance.gov.it si legge ---Come sottolineato dall’ANAC, lo strumento della rotazione non deve essere attuato in maniera acritica e generalizzata a tutte le posizioni organizzative ma solo con riferimento agli ambiti nei quali più elevato è il rischio corruttivo. La rotazione inoltre deve prevedere degli adempimenti preliminari alla stessa e deve essere attuata nel rispetto dei vincoli oggettivi e soggettivi alla stessa). Inoltre laddove la rotazione sia avvenuta, se non fosse stato necessario prevedere dei percorsi di “training on the job” (anche competitivi), aperti a tutti gli interessati a svolgere funzioni di responsabilità e determinati nella volontà di acquisire competenze di supporto alla Rete. La interpretazione del requisito dell’esperienza nella gestione di strutture complesse può essere soggetta a 2 interpretazioni: esperienza “organizzativa”, esperienza di direzione di uffici o di unità, o esperienza “sostanziale”, esperienza nella gestione competente di attività, progetti, infrastrutture complesse. Come detto la decisione del direttore generale/dirigente è prevalentemente fiduciaria, ma mi preme osservare che una scelta meramente “organizzativa” potrebbe chiudere le porte ad interpreti nuovi, effettivamente competenti nella materia, fondamentali in un periodo di transizione così importante come quello che ci vedrà impegnati nella realizzazione del Piano di Rilancio. Io credo che soluzioni adeguate, volte ad evitare che, in particolare, le manifestazioni di interesse diventino “atti dovuti” e non sorgenti di una ricerca davvero voluta dall’amministrazione, siano di veloce realizzazione.  In primo luogo occorre definire in modo preciso il profilo del tecnologo. La genericità, in particolare, di definizioni come “organizzativo- gestionale e “supporto alla ricerca” non consente una facile individuazione delle professionalità adatte a svolgere ruoli di supporto (cosa certamente più immediata per i ricercatori considerate le Aree strategiche). Sulla base di precise definizioni di ruolo, in secondo luogo, occorrerebbe generare una mappa delle competenze, così da consentire al decisore di accedere ad un panorama di scelte più ampio. In terzo luogo, nella fase di selezione sarebbe utile rammentare che sono previste indennità (ex art.9/10 CCNL 2006, soggette a trattativa sindacale), e precisare se la funzione debba essere necessariamente svolta in sede centrale, al fine di attrarre anche colleghi non residenti a Roma. Occorrerebbe, ma questo è un tema sindacale più generale che non è mio compito affrontare, ma solo evocare: immaginare una soluzione contrattuale che consenta l’attribuzione di incentivi slegati dalla costituzione di unità organizzative. 

 

Il personale: tappe ulteriori

In occasione della discussione sul punto 11.6, oltre alle determinazioni relative di cui la Presidente riferirà attraverso il resoconto della riunione del CdA svolta lo scorso martedì, si è affrontato il tema relativo alle aspettative di ulteriori opportunità di progressione di carriera del personale ricercatore e tecnologo. La Presidente, nel rispondere alla mia sollecitazione, ha, a ragione, ricordato che il Piano di Rilancio, in aderenza al CCNL di comparto, prevede la messa a bando, con cadenza biennale, di concorsi interni per le progressioni di carriera. Tale determinazione sarà riportata con un apposito articolo del deliberato relativo agli scorrimenti ex art.15. Ho chiesto, inoltre, la produzione di un programma pluriennale di progressioni. Credo che, per ottemperare a quanto previsto dal piano di rilancio, il percorso relativo alle nuove progressioni inizi presto e che la sua attuazione (e velocità di esecuzione), così come avvenuto per gli idonei, tenga conto delle disponibilità e dell'entità dei finanziamenti derivanti, in particolare dalle leggi di bilancio e dai conseguenti decreti di riparto. Per quanto riguarda me e la mia personale responsabilità nella decisione sugli idonei art.15, io credo che rappresenti non un punto di arrivo, ma una tappa importante di un percorso di riconoscimento delle professionalità di ricercatori e tecnologi dell’Ente. Credo che il prossimo futuro debba essere caratterizzato da una maggiore chiarezza dei requisiti dei bandi, una minore autonomia delle commissioni che, nella mia personale convinzione, dovrebbero solo “peritare, pesando” l’aderenza dei cv a requisiti stabiliti dall’Ente, e che sia definitivamente superato il “cv strutturato”, individuando un percorso di abilitazione al livello successivo che tenga conto di quanto i candidati hanno conferito. in un tempo fissato, nella repository ufficiale dell’Ente. Ciò aumenterebbe le possibilità di una previa autovalutazione e ridurrebbe il malessere, lo sconforto e, per chi ha potuto, l’entità delle spese legali conseguenti alle valutazioni basate sulle griglie prodotte dalle commissioni. Auspico che le determinazioni positive sugli idonei siano uno sprone per tutti noi e ci spinga a sostenere, tutti insieme, un percorso di progressioni di carriera ampio, e il più rapido possibile. Spero ci sia un reciproco riconoscimento del valore dell’azione determinata del coordinamento art.15, dell’appoggio fondamentale sui tavoli di trattativa interni ed esterni di tutte le Oo.Ss, dell’azione “politico-strategica” della Presidente e della dedizione dei colleghi della Direzione Risorse (ufficio reclutamento, contratti, risorse umane). I successi, anche se, per ora, parziali, servano a tutti come una occasione per ridurre le distanze, per consolidare i rapporti e non per assecondare differenze o lacerazioni. L’auspicio, in poche parole, è per una coesione vera che ci conduca a remare nella stessa direzione anche per completare il percorso art.22, per non dimenticare il nostro personale tecnico ed amministrativo le cui sorti, e carichi di lavoro, sono troppo spesso messi in secondo piano. Propongo a tutti gli attori che siedono sui tavoli di trattativa, di studiare la possibilità di generare dei fondi premiali, legati al PNRR, per tutto il nostro personale e, più in generale di creare meccanismi di premio proporzionati all’entità gestionale e finanziaria dei progetti.

Un’ultima riflessione sulle circolari. L’ultima circolare importante ha affrontato il tema dei nuovi contratti di ricerca. Non entro nel merito, ma vorrei esaminare metodo e linguaggi. Il metodo è l’invio a tutto il personale, il linguaggio è formale, amministrativo. Il rischio è la incomprensione. Credo che sia necessaria una “mediazione informativa” e l'individuazione di “interpreti”. Una circolare, ad esempio, potrebbe concludersi con una lista di cose che si possono e che non si possono fare, mentre potrebbe iniziare (direi ragionevolmente in moltissimi casi) scrivendo che le informazioni sono parziali, perché parziale, ad esempio, è la norma o il decreto attuativo. Il mio invito è a comprendersi e a verificare, in condivisione con la Rete scientifica e le sue rappresentanze, se una comunicazione diretta sia efficace in tutti i casi, compresa da tutti o se non sia percepita solo come un ribaltamento di responsabilità, se non opportunamente spiegata. Sono certo che presto si troveranno modalità innovative di comunicazione efficace.

 

Roberto Defez: attacco ad uno scienziato

Roberto Defez è un ricercatore afferente al nostro istituto CNR IBBR. Da una vita intera studia e produce risultati scientifici sul tema del miglioramento genetico in agricoltura. GM watch una associazione antiogm, su incarico da un gruppo parlamentare europeo, ha svolto uno studio nel quale ha, tra le altre cose, stilato una lista di proscrizione di scienziati, la cui colpa è aver scritto articoli scientifici, sviluppato brevetti e aver collaborato con aziende del settore agricolo sul tema delle miglioramento genetico. insomma la colpa di Roberto, annoverato tra questi scienziati, è aver fatto il suo lavoro. Esprimo la massima solidarietà personale a Roberto e a tutti coloro che sono stati oggetto di "shitstorm" soltanto perchè, liberi, hanno prodotto risultati scientifici utili all'aumento della conoscenza e della consapevolezza in ogni ramo del sapere o, perchè hanno semplicemente foimulato un pensiero o una convinzione..

 

Il rappresentante del personale in CdA

Tra un mese esatto inizierà il mio ultimo anno in CdA ( sono certo con grande giubilo di qualcuno J). Come sapete, già dalla campagna elettorale, ho dichiarato che non mi ricandiderò. Manterrò questa mia determinazione per 2 motivi principali. Sono convinto che per rappresentare una comunità, qualsiasi essa sia, con la stessa intensità ed onestà intellettuale fino all’ultimo giorno non bisogna essere spinti dall’obiettivo, seppur legittimo e comprensibile, della rielezione, in secondo luogo credo che una esperienza così “immersiva” abbia bisogno di forze e motivazioni nuove, e, in ultimo, credo che la discontinuità nei ruoli di responsabilità sia un valore fondamentale nella amministrazione di un ente dello Stato. La mia speranza è che, non in ritardo come l’ultima volta, ma per tempo, possa iniziare una discussione ampia, diffusa che porti alla emersione di candidature che si confrontino su contenuti di vero interesse per l’Ente e per la ricerca pubblica italiana. Ho iniziato di nuovo i miei incontri con i CdI e, vi comunico con grande piacere che oltre alla consolidata collaborazione con i consiglieri dipartimentali eletti, ho iniziato un percorso proficuo di confronto con i Consiglieri scientifici eletti che ringrazio per il coinvolgimento e che ringrazio anche per essere riusciti ad introdurre nel piano di rilancio elementi di partecipazione diretta, elettiva, alla scelta dei cd esperti di ambito.

 

La via della pace

Un’ultima riflessione sulla situazione generale attuale e sul nostro possibile contributo. La Scienza, la progettualità sono, da sempre, un veicolo non solo di interazione tra persone di Paesi diversi, ma uno strumento potente di conoscenza alla base della creazione di comunità estese e pacifiche. Credo che la comunità del CNR possa dare un contributo in termini di confronto di idee per una soluzione del conflitto europeo e dei conflitti in generale. Penso alla iniziativa degli scienziati per il clima, protagonista il nostro Antonello Pasini, alla discussione sulle frontiere dell’alimentazione, sulle fonti di energia, sulle nuove modalità e linguaggi della comunicazione, sull’impatto socio-politico, sull’approccio tecno-scientifico a nuovi modelli di organizzazione degli Stati e delle Istituzioni sovranazionali. Il Centenario del CNR, può essere un'occasione di discussione su questi temi, di riduzione delle distanze, il punto di partenza di un percorso di dialogo e pace.

Un abbraccio fraterno
Nicola