Comunicato unitario CGIL CISL UIL su "Spending Review"

PER IL RILANCIO DELLA RICERCA PUBBLICA
Solo puntando su massicci investimenti pubblici e privati nella ricerca scientifica, tecnologica e nell’innovazione per l’Europa sarà possibile coniugare il rafforzamento e la qualificazione dello stato sociale con un nuovo sviluppo sostenibile.
Infatti se è vero che domanda interna ed occupazione hanno bisogno di misure di urgenza immediata, è altrettanto vero che una crescita sostenibile e duratura, in grado di sostenere la competizione globale, non può che fondarsi sullo sviluppo delle nuove conoscenze che derivano dalla Ricerca, nonché sulle ricadute che l’ innovazione tecnologica potrà avere sugli assetti produttivi, sulle infrastrutture e sulle politiche sociali nei principali campi (ambientale, socio-sanitario, agro-alimentare etc.).
E’ per questo che i Paesi più avanzati, pur risentendo del peso della crisi, hanno continuato ad aumentare i loro investimenti in Ricerca e Sviluppo.
Ciò non è accaduto, e non accade purtroppo da anni, per l’ Italia.
In questo scenario le OO.SS. della Ricerca manifestano unitariamente la loro forte preoccupazione che la cosiddetta “spending review” - se non attuata con criteri di vera selettività ed orientata verso la eliminazione delle aree di spesa veramente improduttiva - possa costituire il grimaldello per continuare ad infierire sul sistema della ricerca pubblica extra-universitaria, già duramente colpito dalle manovra finanziarie, dagli interventi normativi e dalle “riforme” attuate negli ultimi tre anni.
Sono, purtroppo, più che evidenti ed allarmanti i segnali in questa direzione. Segnali che non sono certo il frutto di “fantasticherie giornalistiche” bensì il riflesso della non volontà di colpire, insieme ai “costi della politica”, gli insopportabili privilegi esistenti ed, insieme, della incapacità della nostra classe dirigente a misurarsi all’altezza delle esigenze di trasformazione e di sviluppo proprie dei sistemi tecnologicamente più complessi e socialmente nevralgici per il Paese.
Il primo tra questi è il sistema della Ricerca pubblica, fatto di Enti, istituzioni e di persone che costituiscono un patrimonio inestimabile di conoscenze e competenze dalle quali dipende, in maniera consistente, il futuro benessere economico e sociale del Paese; enti che fanno riferimento non solo al MIUR come Ministero vigilante e per i quali occorrerebbe uno “visione” unitaria e sistemica, praticamente assente.
Oggi, sotto la scure di una perenne emergenza finanziaria, gli interventi sbagliati di questi anni rischiano di essere reiterati e di portare al collasso il sistema degli Enti Pubblici di Ricerca. I tagli in questo settore corrispondono a mancati investimenti sul futuro del Paese, già gravemente in ritardo rispetto ai maggiori competitori internazionali in termini di investimenti percentuali sul PIL. La cosiddetta “spendine review” non dovrebbe riguardare quella destinata alla ricerca, compresa quella finanziata dai Ministeri diversi dal MIUR, e al finanziamento degli Enti.
Le OO.SS. faranno del tutto per respingere questi tentativi e rinnovano la loro richiesta forte, a tutti i livelli di responsabilità politica ed istituzionale, ed il loro impegno per correggere le conseguenze di scelte miopi che hanno portato l’Italia oramai nel novero delle nazioni tecnologicamente più depresse.
Il lavoro qualificato e le nuove conoscenze non si creano “per decreto” ma l’insufficienza della politica e della legislazione possono distruggerli:

  • vincoli, assenza di turn-over ed il mancato riconoscimento professionale spingono, infatti, all’emigrazione i nostri migliori cervelli e rendono tuttora incerto un prossimo e stabile utilizzo di una quota ingente di risorse umane e scientifiche insostituibili;
  • si impone la necessità di dare soluzione concreta al problema del precariato che ha visto la diminuzione degli organici dal 10 al 15% negli ultimi anni (il numero di ricercatori del nostro paese è infatti tra i più bassi dell’Unione);
  • si impone la necessità di sbloccare immediatamente il turn over del 2009 e del 2010 ancora inutilizzati e in attesa di appositi dpcm;
  • di superare i limiti imposti dal DL 78/10 sull’utilizzo del solo 20% dei risparmi per cessazioni,
    recuperando l’intera somma disponibile per le assunzioni.

Solo così si può recuperare il gap con gli altri Paesi
Il sistema ricerca italiano è senza effettivo governo; il Miur ha fallito i suoi compiti di indirizzo, programmazione e valutazione; ha imposto un’assurda divisione tra “enti strumentali” ed “enti non strumentali” che ha soffocato l’autonomia statutaria di quest’ ultimi ed impedito la partecipazione della comunità scientifica, condizionandone la stessa storia nelle diverse pratiche di autogoverno e di rapporto con i ministeri vigilanti, troppo spesso invasivo con gli eccessivi riordini e commissariamenti, o nella scelta dei vertici.
Solo una nuova “governance” che individui un attore unico ferme restando le competenze funzionali dei singoli enti può attuare il necessario coordinamento generale delle politiche scientifiche e tecnologiche pubbliche e private.
Si deve arrestare il tentativo di trasformare una parte degli enti di ricerca in agenzia sotto un controllo ancora più stretto del decisore politico ed invertire la tendenza, valorizzando invece l’autonomia e la capacità di autogoverno dei singoli enti, pur dentro finalità e funzioni chiare.
L’intervento pubblico si è dimostrato incapace di tutelare e valorizzare la “specificità”, di organizzazione di prodotto della “seconda” rete scientifica; sugli EPR si è abbattuta la scure dei tagli ai fondi ordinari, della cancellazione di importanti presidi pubblici di ricerca in settori fondamentali, del blocco del turn-over, delle retribuzioni e delle carriere, dell’occupazione “politica” dei centri decisionali, dell’imposizione di meccanismi di valutazione inadatti alla “misurazione” di sistemi interdisciplinari e sperimentali e che dividono assurdamente la organizzazione del lavoro; occorre restituire ruolo, dignità e vera autonomia agli EPR a cominciare dalla valorizzazione delle specificità contrattuali che, attraverso il CCNL del Comparto Ricerca, ha costituito, sin qui, l’unico vero baluardo a difesa e valorizzazione dell’ unitarietàspecificità del settore; valorizzazione che non può prescindere.
Il Paese aumenta ogni giorno di più il suo “gap” strutturale rispetto a quelli più avanzati, in termini persone e risorse finanziarie destinate alla Ricerca; il sistema continua a subire taglieggiamenti “orizzontali” indiscriminati e senza quella selettività cui ha richiamato più volte lo stesso Capo dello Stato; i finanziamenti comunitari hanno perso il carattere “aggiuntivo” per i quali sono stati attivati ed assunto impropriamente quello “sostitutivo” dei finanziamenti ordinari e dei cofinanziamenti mancanti e/o declinanti; i settori privati continuano ad assorbire, attraverso sgravi fiscali, finanziamenti agevolatitrasferimenti diretti di risorse ingentissime senza percepibili effetti sull’occupazione, sull’innovazionesulla competitività; si rende inderogabile la rivisitazione di tutto l’impianto legislativo e regolamentare dei finanziamenti alla Ricerca ed all’ Innovazione, rilanciando il sostengo diretto ai fondi ordinari, ormai incapaci di mantenere le spese di funzionamento. In questo senso riteniamo inaccettabile per gli enti vigilati dal Miur il meccanismo dei progetti bandiera e la finta premialità che produce ulteriori riduzioni allo stesso fondo ordinario.
Questo è il presupposto per realizzare una autentica sinergia pubblico - privato che diversamente rischia di tradursi in spasmodica ricerca di risorse per il funzionamento cancellando ogni capacità di perseguire la mission istituzionale. Come del resto non è in contraddizione con l’attivazione della commessa pubblica di ricerca in settori ed ambiti fondamentali della vita pubblica e del sostegno al sistema produttivo.
E’ arrivato il momento di fare chiarezza sulle intenzioni politiche del governo, della maggioranza che lo sostiene e di tutte le forze politiche su questioni fondamentali per la sopravvivenza e il rilancio della ricerca pubblica. Intorno a questo obiettivo rivolgiamo un appello a tutta la comunità degli enti di ricerca, alla quale chiediamo il sostegno a tutte le iniziative che saranno assunte e alla politica affinché risponda positivamente a richieste non più eludibili.