FLC CGIL - CCNL 2019/2021 Sequenza "Ricerca"

NESSUNA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO PROFESSIONALE?
UN’OCCASIONE PERSA PER IL PERSONALE DEGLI ENTI PUBBLICI DI RICERCA

 

La sequenza contrattuale per la riforma dell’ordinamento professionale degli EPR, prevista dall’articolo 178, comma 1 lettera f del CCNL Istruzione e ricerca 2019-2021, ha per il momento prodotto un nulla di fatto.
Nella riunione del 1° febbraio us, dopo che in precedenza era già stata accantonata l’ipotesi di poter giungere ad un accordo sull’ordinamento professionale del personale ricercatore e tecnologo, l’ARAN ha presentato un testo come proposta sostanzialmente definitiva per la revisione dell’ordinamento professionale del personale tecnico amministrativo: la proposta non è stata valutata positivamente dalla FLC CGIL e da nessuna delle altre OOSS firmatarie del CCNL!

Alla luce di ciò, nulla cambia e l’ordinamento professionale rimane quello attuale.

Quando a luglio abbiamo firmato l’ipotesi di rinnovo del citato CCNL lo abbiamo fatto a condizione che fosse stralciata tutta la parte riferita all’ordinamento professionale del personale degli enti di ricerca, in quanto la proposta dell’ARAN risultava molto distante, non riconoscendo la storia contrattuale e la specificità del settore ricerca. Oltretutto allora ancora non c’erano certezze circa le risorse aggiuntive per la valorizzazione del personale degli EPR non vigilati dal MUR, aspetto che se non risolto avrebbe rappresentato un duro colpo per il contratto nazionale, vedendo il personale del settore diviso in due rispetto alle risorse economiche a disposizione.

Dal 1° gennaio 2024, grazie all’azione decisa del sindacato e in particolare della FLC CGIL attraverso la mobilitazione del personale e le pressioni esercitate sul Governo e il Parlamento, le risorse economiche per la valorizzazione professionale, ottenute precedentemente per il personale degli enti vigilati dal MUR, sono state stanziate anche per il personale degli EPR non vigilati dal MUR: ciò, anche a prescindere dalla firma della sequenza contrattuale, rappresenta un grande risultato sia perché ripristina l’unità del settore e sia per le importanti ricadute economiche sul personale!

Nonostante ciò la trattativa sulla riforma dell’ordinamento ha incontrato su diversi punti forti difficoltà:

  • Per quanto riguarda il personale Ricercatore e Tecnologo la proposta formulata dall’ ARAN era quanto di più lontano si potesse immaginare in quanto prevedeva la cancellazione dell’articolo 15 del CCNL 2002-2005 e di ricondurre i R&T a tre diversi profili/aree professionali. Questa proposta rappresentava un ritorno al passato, in buona sostanza la fine delle dinamiche interne di carriera e pertanto è stata subito nettamente respinta da tutte le OOSS: non essendoci alcun margine di mediazione a riguardo, la riforma dell’ordinamento dei R&T già a ottobre, all’avvio della trattativa sulla sequenza contrattuale, è stata accantonata.

Per quanto riguarda il personale Tecnico e Amministrativo, durante le trattative c’è stata via via un’evoluzione positiva delle proposte avanzate dall’ARAN rispetto alla classificazione del personale, che prevedevano l’introduzione di due nuove figure apicali, una per il ruolo tecnico di ricerca (area specialista tecnico di ricerca) e una per il ruolo amministrativo e tecnico (area delle elevate professionalità). I punti critici che abbiamo evidenziato sono stati essenzialmente due: il primo riguarda la nuova area dello Specialista Tecnico che, a nostro avviso, avrebbe dovuto avere una progressione stipendiale maggiormente significativa e rappresentare un reale sviluppo professionale per l’attuale profilo del Collaboratore tecnico enti di ricerca, in maniera analoga alla nuova area dell’elevata professionalità rispetto all’attuale profilo del funzionario di amministrazione. Il secondo aspetto critico è rappresentato dal fatto che i valori economici dei nuovi inquadramenti previsti nell’ultima proposta dell’ARAN non risultano discostarsi da quelli già in essere percepiti dal personale ed infatti per più del 90% del personale non ci sarebbe stato che qualche spicciolo a fine carriera, ovvero nell’ ultima fascia stipendiale dell’area di appartenenza. Certamente un passo in avanti rispetto alle proposte iniziali dell’ARAN che vedevano tutto il personale con una dinamica salariale all’interno dell’area inferiore a quella prevista dall’attuale ordinamento, ma chiaramente ancora insufficiente e abbiamo quindi ribadito la nostra richiesta di una dinamica salariale più ampia, prevedendo per tutte le aree un livello economico nell’ultima fascia pari al 50% in più dello stipendio di ingresso, costituendo, così, un criterio omogeneo e un vantaggio in prospettiva per tutto il personale Tecnico e Amministrativo.
Al di là della difficoltà incontrata da ultimo a determinare un quadro unitario sulla classificazione del personale, nel testo consegnatoci dall’ARAN permanevano altri elementi fortemente negativi, riferibili in particolare alla costituzione dei fondi del salario accessorio e al loro utilizzo, alla graduazione degli importi riferibili alle indennità di responsabilità e alle posizioni organizzative, ai criteri per l’attribuzione delle progressioni economiche in base alla valutazione annuale della
performance individuale.

È da notare che la modifica all’ordinamento professionale, nella fase di prima applicazione (indicata per un periodo temporale troppo limitato nella proposta dell’ARAN), avrebbe potuto contare per quanto riguarda i passaggi all’area/profilo superiore su un finanziamento aggiuntivo da parte degli Enti fino allo 0,55% del massa salariale del 2018 e che questi potevano essere effettuati anche dal personale senza titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno, se in possesso di determinati requisiti di anzianità professionale. Queste procedure sono state attivate per il personale di tutti i settori della pubblica amministrazione, risultando escluso, allo stato attuale, solo il personale degli enti di ricerca.

E’ per questi motivi, per il vantaggio che ne poteva trarre il personale, che ci siamo sempre impegnati per creare le condizioni di un accordo sulla riforma dell’ordinamento, nondimeno oggi riteniamo si debba comunque continuare a perseguire le migliori condizioni di chiusura di questa fase contrattuale e pertanto abbiamo chiesto che venga riattivato il confronto con l’ARAN per definire alcuni aspetti di natura economica, a partire dall’applicazione dell’art. 1 comma 604 della legge di bilancio 2022 per l’incremento dei fondi del salario accessorio (0,22% della massa salariale 2018) e dall’utilizzo del 5% (all’anno dal 2021) degli aumenti previsti per il rinnovo del triennio contrattuale 2019-2021 e non ancora erogati al personale.
Infine, per quanto ci riguarda, resta ancora aperta la questione di come erogare le risorse aggiuntive per la valorizzazione professionale del personale T&A (40 milioni all’anno) che le norme di bilancio che le hanno stanziate prevedono vengano attribuite al personale in base alla partecipazione ad appositi progetti con criteri stabiliti in contrattazione integrativa: riteniamo che queste risorse debbano essere destinate almeno in parte per incrementare elementi fissi e ricorrenti della retribuzione, in analogia a quanto già ottenuto per il personale dell’università e dell’AFAM, destinatari anch’essi di identiche previsioni di legge e perciò, a riguardo, abbiamo inviato anche una nota alla ministra Bernini.

Per approfondire questi temi la FLC CGIL invita tutto il personale a partecipare alle assemblee che verranno programmate negli Enti a partire dalla prossima settimana.

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