FLC CGIL - Il CNR secondo la Gelmini

Il CNR secondo l’on. Gelmini

Nel più assoluto  silenzio, quasi fosse coperto da una sorta di segreto di stato, si è avviato l’ennesimo processo di riordino del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il Consiglio di Amministrazione (CdA), integrato  dagli  esperti  della  Ministro  Gelmini  ma  senza  rappresentanti  dei  ricercatori  del  CNR  (che invece dovevano farne parte, come indicato e più volte pubblicizzato dal Ministro stesso), ha preparato lo Statuto, lo ha Inviato al Ministero nonostante il parere negativo del Consiglio Scientifico Generale del CNR.  Solo  pochi  giorni  prima  che  lo  Statuto  fosse  inviato  al  Ministero,  il  personale  ne  ha  potuto prendere visione. A settembre il CdA ha ricevuto dal Ministero le osservazioni.
La  prima  considerazione  che  nasce  dall’analisi  dello  Statuto  e  delle  osservazioni  del  MIUR  è  che  il Ministro  vorrebbe  che  Il  CNR  cessasse  di  essere  un  ente  nazionale  non  strumentale  di  ricerca  per divenire una struttura simile ad un dipartimento ministeriale, al di là di qualsiasi vuota affermazione di autonomia.  E’  attraverso  la  nomina  del  Direttore  Generale,  oltre  che  del  presidente,  sul  quale  si concentrerebbero  i  poteri  di  responsabilità  e  di  spesa,  che  il  Ministro  di  fatto  assumerebbe  il  diretto controllo dell’attività di ricerca, commissariando impropriamente l’Ente. Infatti, secondo le richieste di modifica MIUR, l’unico centro di responsabilità e di spesa diverrebbe il Direttore generale, con poteri di acquisizione delle entrate (ossia decidendo la partecipazione a progetti europei, nazionali, finanziamenti privati, etc.).  Tutto ciò significa che il Ministro chiede a chiare lettere  che il  CNR rinunci  all’autonomia finanziaria, gestionale e organizzativa della rete scientifica proclamata nella legge delega e nel decreto legislativo di attuazione.
In  questo  modo  si  tornerebbe  indietro  di  circa  15  anni  e  4  deleghe  legislative,  in  quanto  si sottometterebbe di fatto la Direzione scientifica alla Dirigenza amministrativa, delegittimando la figura del  Presidente  (escluso  anche  dal,  ridimensionato,  Consiglio  Scientifico)  e  introducendo  una  ulteriore burocratizzazione dell’intero sistema. Ma se gli Istituti non restassero autonomi nell’acquisire contratti in linea con le proprie ricerche, approvate dal CdA, a cosa servirà definire un piano triennale di ricerca?
Queste  considerazioni  basterebbero  per  togliere  completamente  qualsiasi  significato  alla  parola autonomia, pur prevista dal stesso Decreto di Riordino dell’on. Gelmini e sancita dalla Costituzione. Ma non  finisce  qui.  Nello  Statuto  CNR  approvato  dal  CdA  integrato,  l’autonomia  viene  intesa  come autonomia  del  solo  CdA;  mentre  l’autonomia  della  comunità  scientifica  interna,  intesa  come partecipazione  ai  vari  Organi  del  CNR  (Consiglio  Scientifico,  Consiglio  di  Dipartimento,  tutti  con  poteri consultivi  e  NON  decisionali)  risulta  ulteriormente  diminuita  rispetto  alla  vecchia  condizione ordinamentale, svuotando di significato anche il debole riferimento alla Carta Europea dei Ricercatori.
E’  anche  importante  segnalare  che  il  Ministero  chiede  che  i  cambiamenti  richiesti  vengano  inseriti  in modo “autonomo” dal CdA del CNR direttamente nello Statuto in fase di revisione, mettendo quindi in pratica  quanto  previsto  dalla  delega:  da  ora  in  poi  le  modifiche  statutarie  sembra  potranno  avvenire attraverso una direttiva, una circolare, un regolamento o una lettera del Ministero e non più a seguito di norme legislative.
Quali  sono  le  norme  statutarie  che  trovano  invece  l’accordo  a  livello  ministeriale?  Una  per  tutte  la norma  che  condiziona  l’assunzione  del  personale  al  vincolo  che  il  suo  costo  complessivo  non  sia superiore al 75% del Fondo di Finanziamento Ordinario assegnato dallo Stato (FFO), nonostante la legge attualmente  preveda  un  limite  dell’  80%  almeno  sino  al  2013.  La  contemporanea  progressiva diminuzione  dei  finanziamenti  (da  un  lato  per  effetto  delle  manovre  finanziarie  nazionali  e  dall’altro delle nuove modalità di distribuzione dei fondi ordinari previste del decreto di riforma) renderà quindi impossibile nei prossimi 10 anni l’assunzione dei giovani ricercatori, con l’effetto diretto ed immediato, di  rendere  giorno  per  giorno  più  difficile  l’operare  della  comunità  scientifica  del  CNR  a  livello internazionale e nazionale e, quindi, l’acquisizione quei fondi che soli, oggi, consentono all’Ente di avere le risorse per fare concretamente attività di ricerca, anche quella prevista istituzionalmente.
E’  infatti  solo  in  virtù  dell’azione  infaticabile  dei  ricercatori  e  di  tutti  coloro  (strutturati  e  precari),  che collaborano  nell’attività  di  ricerca,  della  loro  capacità  di  “fare  rete”  e  di  attrarre  fondi  grazie  alla  loro competenza  che  il  CNR  ha  potuto  continuare  a  svolgere  attività  di  ricerca  in  questi  ultimi  15  anni, occupando, per produzione scientifica, i primi posti delle classifiche europee ed internazionali degli Enti di Ricerca. E’ solo grazie a loro che l’Ente ha avuto la e capacità di creare un valore aggiunto pari all’1,7 dei fondi ordinari dello Stato (ossia per 1 € assegnato dal MIUR il CNR acquisisce 0,7 euro partecipando a progetti europei, nazionali, etc.).

Il  Ministro  Gelmini,  quindi,  concorda  con  un  CdA  che  inserisce  a  livello  statutario  norme  che concorreranno a produrre per il CNR le condizioni tali da creare grandi difficoltà a promuoversi a livello nazionale  e  internazionale  e  ad  acquisire  le  risorse  necessarie  alla  attività  istituzionale  di  ricerca.  E’ inoltre facile immaginare anche quale atteggiamento sconfortato e scoraggiato possa avere il personale dell’Ente  prendendo  atto  che,  nonostante  gli  sforzi  di  questi  anni,  tutto  può  essere  vanificato  da  una dirigenza e da un Ministro che:
      •   non hanno attenzione alla coerenza tra i decreti legislativi emanati dal Governo sulle materie di
          sua  competenza  e  la  legislazione  vigente,  in  particolare  la  Costituzione  e  la  stessa  legge  di
          delega;
      •   non  sono  ancora  riusciti  a  sapere,  nonostante  cinque  esperti  ministeriali,  se  le  norme  sulla
          riduzione  del  numero  dei  componenti  del  CdA,  emanate  dal  Ministro  Tremonti  a  luglio,  siano
          applicabili al CNR;
      •   in assenza della prevista struttura di valutazione (ANVUR) parlano ed applicano valutazioni con
          dati obsoleti.
Ovvio che venga il dubbio che la Ministra Gelmini sia adeguata a coprire il ruolo di  Ministro e quali siano gli effettivi obiettivi del CdA integrato.
Al contrario basterebbe leggere i giornali, o anche qualche rivista scientifica ed economica, per rendersi conto  di  quanto  lo  sviluppo  del  Paese  necessiti  di  essere  coniugato  con  la  ricerca  scientifica  e l’innovazione tecnologica, a partire dalle questioni del risparmio energetico per arrivare agli obiettivi di competitività  dell’Unione  Europea.  Affinché  l’Italia  possa  tornare  ad  avere  un  ruolo  nel  contesto internazionale,  occorrerebbe  infatti  consolidarne  il  prestigio  internazionale  nel  campo  della  ricerca  e dell’innovazione. Oggi tale prestigio è alimentato soprattutto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che le classifiche europee e internazionali collocano in posizioni preminenti, forse anche per il carattere di Ente  multidisciplinare  che  gli  consente  di  essere  un  punto  di  raccordo  con  le  esperienze  avanzate oltreconfine.  L’attuale  organizzazione  del  CNR  esaltava  queste  peculiarità,  ora  potrebbero  sorgere enormi  difficoltà  date  le  riforme  penalizzanti  volute  dal  Governo.  Si  potrà  contare  solo  sul  senso  di responsabilità verso il Paese, oltre che di autodifesa della dignità del proprio lavoro, che i lavoratori del CNR  continueranno  a  testimoniare,  cercando  di  superare  tutti  gli  impedimenti  che  l’on.  Gelmini  sta ponendo sul loro cammino.
Lo  faranno  nonostante  la  campagna  stampa  fallace  e  manovrata  che  li    descrive    come  un  insieme improduttivo e fannullone, poiché ormai è sempre più evidente che l’obiettivo di questo Governo è di smontare il sistema di istruzione e di ricerca pubblico italiano.
Tutto ciò noi non lo possiamo permettere.
Il Comitato degli iscritti FLC CGIL   CNR    Roma Centro