FLC CGIL - RESOCONTO DELL’INCONTRO DEL 24 GIUGNO AL MUR SUL TEMA DEL PRECARIATO NEGLI EPR

 

RESOCONTO DELL’INCONTRO DEL 24 GIUGNO AL MUR SUL TEMA DEL PRECARIATO NEGLI EPR

LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO

 

Ieri 24 giugno si è tenuto il previsto incontro al MUR che, come da convocazione formale inviata il 20 giugno, è stato anticipato rispetto alla data inizialmente concordata (26 giugno). Nell’ultimo incontro si era anche deciso che la riunione sarebbe stata tematica e avrebbe dovuto affrontare le questioni del precariato degli EPR e della governance dell’AFAM, mentre nella convocazione veniva riportato: “le SS.VV. sono convocate in presenza per il prossimo 24 giugno alle ore 14.00 per dare seguito al dialogo avviato sui temi di Università, Ricerca e Alta formazione artistica e musicale.”

Ciò ha determinato il fatto che metà del tempo a disposizione della riunione (2 ore) è trascorso in maniera convulsa, e solo dopo l’impegno del Capo di Gabinetto a riconvocare nei prossimi giorni una riunione specifica sul tema delle aziende ospedaliero universitarie si è potuto ricondurre la discussione sui temi concordati.

Le aspettative rispetto al tema del personale precario degli EPR erano state alimentate dalle dichiarazioni della ministra Bernini nella conferenza stampa tenutasi dopo il Consiglio dei Ministri della scorsa settimana, durante la quale, aveva trovato modo di fare cenno anche al tema del precariato, illustrando lo schema di decreto legge appena approvato, che prevede la destinazione di complessivi 160 milioni di euro (40 nel 2025, 60 nel 2026 e 60 nel 2027) per “il finanziamento premiale dei Piani triennali di attività e di specifici programmi e progetti, anche congiunti, nonché delle infrastrutture di ricerca e le aggregazioni e collaborazioni nazionali e internazionali.”

Siamo ormai abituati a queste dichiarazioni della Ministra sulla difficile condizione del lavoro precario nei nostri settori (e come potrebbe essere diversamente considerato il rapporto lavoratori precari/di ruolo al 52%), ma nello stesso tempo abbiamo dovuto fare l’abitudine anche al fatto che rispetto alle sue esternazioni è quanto mai appropriato il detto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e pertanto ci è stato facile capire che anche in questo caso non c’era un nesso concreto tra il provvedimento in questione e la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari.

Ciò che ha stupito in questo caso è il fatto che alcune OO.SS. hanno ripreso quelle parole e amplificato aspettative che purtroppo risultano chiaramente infondate anche ad una veloce lettura del testo dello schema di decreto legge, a cominciare dalle finalità della norma, tra le quali non è compresa la stabilizzazione.
Basterebbe questo fatto a chiudere la questione, però per chi proprio non vuol vedere, invitiamo a verificare che siamo anche in presenza di un finanziamento non strutturale, riferito chiaramente a tre sole annualità 2025, 2026 e 2027 e che, come tutti sanno ed è anche facilmente intuibile, per ipotizzare un processo di stabilizzazione è necessario invece un finanziamento a regime (a partire dall’anno...). Non di meno va precisato, parlando di finanziamenti, che visti i fondi indicati a copertura del provvedimento, purtroppo non si tratta realmente soldi aggiuntivi per la ricerca. Nella norma è infatti chiaramente indicato che i 160 milioni di euro in tre anni si ricavano mediante la corrispondente riduzione di spesa di finanziamenti già a disposizione del sistema ricerca: 15 milioni complessivi dal “fondo integrativo speciale per la ricerca”, 25 milioni dal “Fondo italiano per la scienza”, 90 milioni dal “Fondo italiano delle scienze applicate” e 30 milioni di euro ( 10 all’anno) decurtati dal finanziamento al CNR previsto dall’art.1 comma 322, lettera b), della legge 30 dicembre 2021, n. 234.

Premesso ciò, nella riunione, in concreto, abbiamo registrato:

  • un impegno relativo al finanziamento per la stabilizzazione dei precari dell’INAF e dell’INGV per complessivi 8 milioni di euro, che saranno appostati in un prossimo veicolo normativo (non specificato).
  • Un impegno ad intervenire rispetto alle date relative al possesso dei requisiti necessari per l’applicazione dell’art.20 del DLGS 75/2017 della riforma “Madia” per ricomprendere i contratti stipulati negli ultimi anni
  • Un impegno ad organizzare al MUR un incontro sindacale con il nuovo presidente del CNR

Riguardo al finanziamento di 8 milioni di euro, pur apprezzando lo sforzo, non possiamo non evidenziare la limitatezza delle risorse messe a disposizione che, a nostro avviso, non consentiranno neanche di stabilizzare il 40% dei lavoratori precari di quei due enti, come affermato dal Capo di Gabinetto. Infatti all’INAF ci risultano essere presenti 644 tra TD e AR, e all’INGV 220, per un totale di 864 lavoratori precari, dei quali molti hanno già i requisiti e in parte li matureranno nel prossimo anno. Premesso che per la FLC CGIL, considerato anche il numero limitato di ricercatori del nostro paese rispetto al contesto internazionale, è necessario stabilizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori precari e non solo il 40%, questi dati mostrano che per raggiungere l’obiettivo indicato dal Capo di Gabinetto per i due enti servirebbero almeno 18 milioni di euro all’anno (circa 45 milioni all’anno per la stabilizzazione completa).

Risorse limitate per l’INAF e l’INGV, che pure prendiamo come segnale positivo per i due enti, risorse assolutamente irrisorie, quasi insignificanti, per la soluzione del problema del precariato nel complesso degli enti pubblici di ricerca, dove servirebbero a regime circa 400 milioni all’anno! Seppur si può immaginare un intervento pluriennale a riguardo, non comprendiamo come possa essere ritenuto accettabile che il governo stanzi inizialmente soli 8 milioni di euro!

Nel nostro intervento, oltre a sottolineare la necessità ineludibile di investire realmente risorse per la ricerca e per le lavoratrici e i lavoratori degli EPR, a partire da quelli che hanno un contratto precario ma anche per la valorizzazione del personale di ruolo (gli addetti alla ricerca del nostro paese sono tra i meno pagati nel contesto internazionale), abbiamo evidenziato anche la necessità di interventi normativi mirati a facilitare i processi di stabilizzazione. In particolare abbiamo chiesto che venga tolto nei nuovi contratti di tipo precario che hanno sostituito l’assegno di ricerca (Contratto di ricerca e Incarico di ricerca) il vincolo che ne vieta il riconoscimento ai fini della stabilizzazione con la legge Madia e inoltre che venga tolto il blocco del turnover al 75% previsto dall’ultima legge di bilancio per gli EPR nel 2026: tale norma è in evidente netto contrasto con qualsivoglia intervento relativo alla necessità di stabilizzare le lavoratrici e i lavoratori precari.

Su queste ulteriori domande non c’è stata data risposta dal Capo di Gabinetto, che alle 15:45 ha dovuto lasciare la riunione per un altro impegno.

Considerato l’esito della riunione e anche la modalità superficiale e dilatoria con cui questo Governo sta gestendo la questione del precariato negli EPR, appare evidente la necessità di continuare ed allargare la mobilitazione dei precari della ricerca, a partire dalla partecipazione al presidio previsto davanti al MUR per giovedì 26 giugno alle 11:00.

 

FLC CGIL NAZIONALE