Il Regolamento di Contabilità e la resa dei Conti al CNR

Cari colleghi, il momento è grave e mi rivolgo a tutti voi per scongiurare l’eventualità che nel prossimo CdA venga approvato un Regolamento di Amministrazione Contabilità e Finanza (RACF) che comporterebbe la fine del CNR come Ente che svolge Ricerca su base progettuale e la sua definitiva trasformazione in una dependance del ministero.

I direttori di istituto sono infatti convocati dal Direttore Generale per discutere, la prossima settimana e alla presenza del presidente uscente, delle  modifiche al RACF scritte sotto dettatura del ministero e che il presidente uscente del CNR e futuro membro del   vertice dell’acquedotto pugliese, Inguscio, intende portare all’ultimo CdA utile, forse proprio in quello del giorno di scadenza del suo mandato in proroga.

La proposta è esattamente la stessa su cui avevo attirato l’attenzione della rete scientifica a fine giugno e su cui anche i direttori avevano espresso, quasi all’unanimità, le proprie perplessità.

I punti salienti sono noti e chiaramente evidenziati nella relazione del DG trasmessa anche ai direttori :

  • i residui anno per anno dei progetti in corso, che in realtà nessuno di noi ha mai davvero considerato dei residui, sarebbero destinati a confluire nell’avanzo vincolato di amministrazione (quello da cui quest’anno sono momentaneamente spariti 2 milioni di progettualità esterne) e il CNR intende chiedere anno per anno l’autorizzazione al Ministero per ottenere un anticipo ed utilizzarli senza attendere il consolidamento del bilancio.

  • I residui dei progetti conclusi contribuirebbero in parte al fondo di Ente destinato a fornire le anticipazioni sui progetti in cui vi è uno sfasamento fra inizio ed erogazione dei fondi (quello che già era previsto dal regolamento ed avveniva regolarmente fino a qualche anno fa) e in parte finirebbe nell’avanzo disponibile del bilancio di cui l’amministrazione si servirebbe per coprire le spese correnti nel bilancio preventivo.

    Intendiamoci: che il regolamento di contabilità richieda una revisione è sotto gli occhi di tutti, ma in senso diametralmente opposto, per consentire di svolgere la ricerca svincolandola da eccessivi lacci burocratici. In parte il  RACF già approvato dal CdA il 18 aprile 2019 aveva lo scopo di ridurre alcuni eccessivi passaggi in CdA per variazioni di bilancio.

    Va compreso però un punto essenziale:
    non esiste nessuna norma che obblighi il CNR o altri EPR ad adottare una siffatta gestione dei residui dei progetti e difatti non è presente nei regolamenti di altri EPR né tanto meno delle università.

    Si tratta semplicemente di un diktat interno della burocrazia ministeriale ai nostri burocrati, cui il presidente per qualche motivo non è in grado di opporsi e che assimilerebbe la gestione dei fondi di progetti alla gestione di un qualsiasi ufficio pubblico (dove però, per poter lavorare, i dipendenti non si procurano fondi dall’esterno ...).

    Eppure l’autonomia degli Enti di Ricerca è una cosa seria, di rilievo costituzionale e difatti il Dlgs. 218/2016 (art. 4 comma 2) dice chiaramente che il ministero può effettuare rilievi di legittimità e di merito, cosa che non ha fatto nel caso in specie visto che non viene citata alcuna possibile illegittimità. L'Ente è quindi libero di accogliere o meno tali rilievi e, non trattandosi di rilievi di legittimità il Ministero, non ha neanche la possibilità di effettuare un ricorso.

    Il Dlgs. 218/2016, inoltre, dice anche che il ministero “indica, per una sola volta [i rilievi al RACF]..” mentre  nel caso in specie il diktat sui residui è il terzo rilievo giunto al CNR dopo l’approvazione del RACF nel CdA del 18 aprile 2019 e  pertanto l’Ente avrebbe dovuto semplicemente consideralo irricevibile.

    Cosa fare adesso ?
    In questa fase non è possibile nessuna soluzione, del tipo di quelle proposte, per la gestione dei residui.

    E’ di banale evidenza che il presidente la cui proroga scade il prossimo 31 luglio non sia nelle condizioni politiche di proporre l’approvazione un siffatto regolamento che paralizzerebbe l’attività di ricerca del CNR.

    Con calma e coinvolgendo poi davvero la rete scientifica si potranno mettere a punto delle modifiche al RACF che snelliscano la gestione burocratica e che non incidano sulla capacità progettuale dell'Ente, come quelle del diktat ministeriale.

    In caso contrario la rete scientifica non potrebbe che rifiutarsi di portare avanti i progetti in corso, vista l’impossibilità pratica di fare fronte agli impegni assunti.

    E’ bene quindi informare la dirigenza di una tale eventualità, scrivendo a presidente e DG:

    massimo.inguscio@cnr.it
    giambattista.brignone@cnr.it

    Cordiali saluti
    Vito Mocella
    Per eventuali commenti utilizzate la pagina del sito ilnostroCNR