La Via Crucis della VQR

Alcuni anni fa siamo stati fra i promotori dell’iniziativa di boicottaggio della VQR a seguito della mancata nomina in CdA del rappresentante della comunità scientifica eletto (Umberto Amato). Abbiamo raccontato le motivazioni di quella battaglia, aperta, alla luce del sole, in una lettera a Nature (prodotto che regolarmente, ma con difficoltà, abbiamo caricato su People).
 
Nel contesto attuale non sarebbero mancate le motivazioni per promuovere un’ulteriore azione, ma il bando attuale l’avrebbe resa inefficace perché non prevede più, come nel quinquennio 2004–10 una penalizzazione per i prodotti mancanti (art. 6, comma 8) e sostanzialmente adesso lascia i direttori liberi di decidere ed eventualmente di sottoporre prodotti in sostituzione di quelli mancanti.
 
E’ evidente che non abbiamo mai inteso sottrarre la ricerca e chi vi opera ad una valutazione svolta con criteri adeguati. Sebbene persistano non poche perplessità sull’approccio perseguito dall’ANVUR (cf ROARS) abbiamo quindi deciso di andare fino in fondo e di avvalerci dei potenti mezzi del nostro Ente, che da sempre sostiene l’importanza strategica della VQR.
 
Mai come questa volta il periodo per la sottomissione delle pubblicazioni della VQR è stato più azzeccato, configurandosi la procedura azzoppata (certo non messa in piedi) dal CNR un vero e proprio calvario.
  • 31 marzo: Il GDL CNR-VQR annuncia l’inizio della procedura per il giorno successivo 1 aprile (ore 12.00).
  • 1 aprile (Giovedì Santo, inizio dei riti): Viene attivata sulla piattaforma PEOPLE la procedura per la VQR (ore 12.00).
  • 2 aprile ore 10.22 (Venerdì Santo). Peccato che dopo meno di 24 ore il sistema di valutazione (che indica la classe dei singoli prodotti per i vari GEV) è già stato disattivato per le numerose segnalazioni di incongruenze già pervenute dai ricercatori/tecnologi. Non si segnaleranno messaggi sulla riattivazione. Nel messaggio si ricorda che la scadenza per l’inserimento dei prodotto da parte degli accreditati è il 10 aprile.
  • 7 aprile ore 11.34. Il CNR (GDL CNR-VQR) diffonde alcune note sull’open access e comunica che il termine per la selezione dei prodotti è posticipato al 12 aprile.
  • 7 aprile ore 17.07. Il CNR (GDL CNR-VQR) ci ripensa ed invita ad aspettare il giorno successivo quando verranno tempestivamente (sic!) emanate le "linee guida per il deposito in People e la selezione dei prodotti" da parte del "Comitato di coordinamento permanente per la gestione delle Biblioteche del CNR incaricato dal Direttore Generale".
  • 8 aprile (a cura di Giovanni De Simone, responsabile dei servizi bibliotecari CNR): vengono emanate le "linee guida per il deposito in People e la selezione dei prodotti” da parte del "Comitato di coordinamento permanente per la gestione delle Biblioteche del CNR", "incaricato dal Direttore Generale" "in accordo con l’ufficio ICT e con il Gruppo di Lavoro sulla VQR 2015 - 2019 [proprio quello che il giorno prima si era smentito in giornata...], insieme alla Biblioteca centrale Marconi".
  • il 9 aprile la proroga viene posticipata dal 12 al 14. Vengono anche ammessi "rallentamenti nella scelta dei prodotti o l’impossibilità di accedere al sistema” [il tempo medio per caricare un file pdf era di 1 giornata lavorativa] e viene messa una pietra tombale sulla stima delle classi basate su WOS "il sistema di valutazione basato su WOS, al momento non è disponibile e non sarà possibile una sua riattivazione. Pertanto, al fine di avere delle indicazioni sulla classe del prodotto si consiglia di utilizzare la valutazione fornita da Scopus laddove presente". Peccato per per WOS compaia spesso "Le varie indicazioni relative alle classi assegnate sono semplicemente di supporto ai ricercatori: un prodotto di classe A è preferibile ad uno in classe C, ma la valutazione non è assolutamente vincolante". Per i GEV 13a e 13b "Potete tranquillamente ignorare il sistema di valutazione” in quanto “il sistema di calcolo delle classi non è ancor allineato”.
Un disastro annunciato cui si aggiunge un’ingiusta e incomprensibile discriminazione nei confronti dei colleghi tecnologi. Dai dati comunicati dalla stessa amministrazione risulta che "solo" 193 tecnologi su 751 sono stati inclusi nella valutazione. Ma davvero solo il 25% dei tecnologi svolge attività di ricerca e il 75%, non è preso in considerazione, perché "svolge prevalentemente attività di natura amministrativa e/o di servizio", come prevede il bando ANVUR (art. 4 comma 5)?
Cosa è accaduto? Con un messaggio del 30 ottobre scorso è stato comunicato ai direttori, che era attiva una funzionalità per comunicare gli associati di ricerca per l'accredito VQR e, incidentalmente, che avevano 10 gg per inserire i tecnologi che non avessero prevalentemente attività di natura amministrativa e/o di servizio. In questo modo il 75% dei tecnologi è stato escluso dalla VQR senza esserne informati e quando, poche settimane fa gli interessati se ne sono resi conto l’amministrazione ha risposto che non c’era più nulla da fare perché l’ANVUR ha chiuso le liste il 4 dicembre 2020. Facile immaginare il danno morale ma anche professionale che alcuni degli esclusi potrebbero aver subito quando sarebbe bastato inviare il messaggio direttamente a tutti i tecnologi. Perché non è stata seguita la strada più semplice?
 
Ricercatori e tecnologi hanno tutto il diritto di pretendere che l’Ente fornisca gli strumenti per effettuare scelte in grado di ottimizzare il risultato del VQR e i presidenti che si sono succeduti alla testa del CNR hanno sempre ribadito l’importanza strategica della VQR.
 
La gran parte delle università si avvale di un sistema messo a punto dall’università della Basilicata con un accordo con la CRUI, che è rodato sin nella precedente VQR. Anche il CNR ha preso contatti per avvalersi della soluzione UNIBAS/CRUI ma poi ha deciso di fare da sé.
 
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
La prima domanda che poniamo alla neo presidentessa del CNR: qualcuno pagherà per questo disastro, ampiamente prevedibile, oppure sarà l’occasione per creare un’ulteriore struttura in sede centrale ancora più mastodontica, continuando a non confrontarsi con chi fa la ricerca presso gli istituti?
 
Umberto Amato, Vito Mocella
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