Nota FLC CGIL su FOE 2025

FONDO ORDINARIO 2025 DEGLI ENTI PUBBLICI DI RICERCA MUR:
NESSUN NUOVO FINANZIAMENTO E AUMENTANO LE SPESE

 

Purtroppo ancora una volta la cruda realtà dei numeri smentisce i proclami della Ministra Bernini e gli entusiasmi di alcuni Presidenti di ente e di qualche Organizzazione sindacale

 

Poco dopo la vicenda dei 160 milioni di euro del DL 90/2025 spacciati con enfasi dalla Ministra Bernini come finanziamento ordinario aggiuntivo per gli EPR vigilati dal MUR quando in realtà erano finanziamenti riferiti al triennio 2025-27, ricavati da una partita di giro da altri fondi a disposizione del sistema ricerca, arriva il comunicato stampa della Ministra Bernini che annunciava lo stanziamento relativo al Fondo ordinario per gli Enti di ricerca vigilati dal MUR per il 2025 di € 1.485.883.600, con un aumento di 10 milioni di euro rispetto al totale complessivo del 2024.

“Anche quest'anno abbiamo aumentato le risorse non solo per il loro funzionamento ordinario, ma soprattutto perché possano incrementare le iniziative progettuali straordinarie che sono la leva dell'innovazione”, queste le parole della Ministra, a cui hanno fatto eco i ringraziamenti di alcuni Presidenti di ente, mentre l’attuale vicepresidente del CNR si affrettava ad affermare: “Accogliamo con soddisfazione l’incremento dei fondi assegnati al Cnr per il 2025: un segnale di continuità e attenzione verso la nostra missione scientifica.” Non meno enfasi si rinviene in un comunicato di una organizzazione sindacale: “Un segnale che conferma l’importanza della ricerca pubblica come leva strategica per l’innovazione e per lo sviluppo del Paese”.

Ci sarebbe piaciuto unirci al coro degli entusiasti, ma quando andiamo ad analizzare la cruda realtà dei numeri, la situazione, in tutta evidenza, è tutt’altro che rosea. Infatti l’ultimo incremento reale del finanziamento al sistema dell’università e della ricerca è avvenuto, dopo diversi anni di tagli e di galleggiamento, con la legge di bilancio per l’anno 2022, l’ultima del governo Draghi, con un finanziamento aggiuntivo di fondi a regime di pertinenza MUR per un totale di 1.395 milioni di euro, tra fondi destinati a progetti di ricerca, aumento FFO (fondo ordinario università), FOE (fondo ordinario EPR vigilati dal MUR) e finanziamenti per singoli EPR:

LEGGE DI BILANCIO 234 DEL 30 DICEMBRE 2021

L’attuale Governo invece è rimasto alla dichiarazione di intenti, alla facile propaganda supportata dalla disinformazione organizzata per spacciare per finanziamenti aggiuntivi interventi che non lo sono, come i 160 milioni di euro in tre anni del DL 90 del 24 giugno 2025, soldi già nel sistema ricerca, ricavati tagliando complessivi 25 milioni di euro al finanziamento sopra riportato del comma 311 per il fondo italiano per la scienza, 90 milioni di euro previsti dal comma 312 per il fondo italiano delle scienze applicate, 30 milioni di euro previsti dal comma 322 per finanziamento del CNR e 15 milioni di euro dal fondo integrativo speciale per la ricerca.

Gli unici interventi strutturali concreti (finanziamenti aggiuntivi a regime) per gli EPR attuati in questa legislatura, a nostra memoria, sono il finanziamento nella legge di bilancio 2024 per complessivi 35,32 milioni di euro per la valorizzazione professionale del personale degli EPR non vigilati dal MUR e 10 milioni di euro, stanziati grazie ad un emendamento dei partiti di opposizione nell’ultima legge di bilancio, per la stabilizzazione del personale del CNR: ambedue i finanziamenti ottenuti grazie ad insistenti iniziative di mobilitazione.

I tanto sbandierati dieci milioni di aumento del FOE rispetto a quanto stanziato nel 2024, appaiono veramente ben poca cosa e non possono neanche essere considerati un finanziamento aggiuntivo, vista l’esiguità dell’incremento, pari a meno dello 0,7%, che copre meno della metà dell’inflazione prevista per il 2025. Va anche precisato che questi 10 milioni di euro non sono neanche ascrivibili all’azione della ministra o del governo, visto che questo aumento era già previsto dalla lettera a) del comma 310 della legge 234/2021 (legge di bilancio per il 2022,) che portava, a decorrere dal 2025, da 30 a 40 milioni l’aumento dell’assegnazione ordinaria degli Enti vigilati dal MUR, con esclusione del CNR. Infatti, nello schema di ripartizione del FOE 2025, si può notare come queste risorse in più siano andate ad aumentare le “Assegnazioni ordinarie” di tutti gli enti, escluso, appunto, il CNR che nella legge di bilancio 2022 era stato destinatario di un apposito finanziamento aggiuntivo.

Un dato preoccupante, che i supporter del MUR tendono a rimuovere, è rappresentato dal fatto che oltre alla perdita di valore reale del finanziamento ordinario dovuto all’inflazione, il FOE non è stato reintegrato dei costi derivanti dal rinnovo del CCNL 2022-2024, costi che si scaricano quasi totalmente sul finanziamento degli enti per gli anni 2024 e 2025: il costo del rinnovo del contratto nazionale, seppur solo 1/3 di quello che sarebbe stato necessario per mantenere il potere d’acquisto delle retribuzioni, vale circa 100 milioni di euro, che per più della metà va a decremento delle disponibilità degli enti vigilati dal MUR: altro che ringraziamenti per le maggiori risorse a disposizione, altro che segnale rispetto all’importanza della ricerca per il Paese, la verità è che con questo governo si sta andando in tutt’altra direzione, con i finanziamenti ordinari che non tengono il passo dell’inflazione e coprono sempre meno le spese per il personale di ruolo mentre aumenta il ricorso all’utilizzo di contratti precari senza una reale prospettiva di futura stabilizzazione.

Tornando alla dichiarazione del vice-presidente del CNR, che in merito al FOE vagheggia di incremento di fondi per il CNR, facciamo notare che quest’anno (e per il 2026 e il 2027) oltre quanto già evidenziato, il CNR avrà in dotazione anche 10 milioni di euro in meno in conseguenza del già citato DL 90.

A riguardo riportiamo la parte finale della nostra nota a seguito dell’audizione alla Commissione VII (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport) del Senato della Repubblica “Infine non si può ignorare che la scarsezza di finanziamenti ordinari sta determinando una vera e propria emergenza rispetto al personale che opera nel settore pubblico dell’alta formazione e della ricerca, doveregistra un valore inaccettabile del rapporto lavoratori precari\di ruolo che è ormai arrivato al 52%: rispetto a ciò l’unica soluzione possibile passa attraverso un finanziamento strutturale che accompagni la spinta data dai finanziamenti del PNRR, mentre si ottiene poco e nulla girando soldi da un fondo all’altro come disposto dalla norma in questione, rispetto alla quale si chiede di eliminare la previsione del taglio di 30 milioni di euro del finanziamento al CNR per gli anni 2025, 2026 e 2027.”

Ciò per significare che anche per i temi strettamente inerenti il personale, aldilà della richiesta di interventi normativi che abbiamo pure avanzato con forza (come ad esempio quello di spostare in avanti i termini per il possesso dei requisiti della legge Madia per la stabilizzazione dei precari e di superare la norma della legge di bilancio 2024 che prevede per gli EPR, per l’anno 2026, il turn over ridotto al 75 % delle cessazioni intervenute nel 2025), se non si interviene con adeguati finanziamenti a regime non sarà possibile ottenere le soluzioni auspicate: sia che si parli di valorizzazione del personale di ruolo che superamento delprecariato, il FOE 2025 rappresenta l’ennesima dimostrazione di un sostanziale disimpegno del Governo verso la ricerca e il suo personale e le dichiarazioni e i roboanti proclami a cui ci ha abituato la ministra Bernini, accompagnata in questa occasione da alcuni presidenti di enti di ricerca e da alcune O.S., rappresentano solo il tentativo di nascondere questa realtà.

In questo quadro desolante ha fatto eco il finanziamento di 8 milioni di euro per la stabilizzazione dei precari dell’INAF e INGV annunciato dal Capo di Gabinetto nel corso dell’ultima riunione sindacale al MUR. Si tratterebbe della prima azione del governo per la stabilizzazione di lavoratori precari della ricerca, un primo intervento che consentirebbe di stabilizzare poco più di 1/5 degli attuali precari dei due enti: anche qui ci sentiamo di non condividere l’enfasi data all’annuncio, in considerazione del fatto che anche dando per buoni i numeri forniti dagli enti al MUR, risulterebbero ad inizio 2025 circa 5.500 lavoratori precari e quindi per la loro stabilizzazione sarebbero necessari almeno 250 milioni di euro a regime, rispetto ai quali gli 8 milioni di cui si parla, dopo tre anni di governo, appaiono ben poca cosa!

 

FLC CGIL NAZIONALE