Ministero dell’Università e della Ricerca
Ministra Anna Maria Bernini
Oggetto: Nota UIL – DDL “Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca”.
Ill.ma Ministra,
riceviamo, non senza apprezzamento, il disegno di legge recante “disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca” e, pur condividendo l’assecondabile sforzo profuso nel ricercare una soluzione alla piaga del precariato che attanaglia brutalmente da anni i nostri settori, riteniamo di non poter accogliere a pieno gli strumenti a ciò deputati.
Senza pretesa di esaustività alcuna, la quale potrebbe seguire soltanto a un più puntuale confronto sul contenuto, preme nuovamente rappresentarle la necessità di un intervento legislativo che sia teleologicamente orientato ad una razionalizzazione, in senso di flessione, delle figure di precariato negli Atenei, EPR e nelle Istituzioni AFAM.
Scorgiamo nella relazione di presentazione del disegno di legge le parole chiave che dovrebbero guidare la novella normativa che sia realmente destinata alla risoluzione di quanto segue: “(...) le istanze di un sistema complesso e ontologicamente cangiante, definendo un quadro piuttosto preoccupante in termini di certezza e di stabilità (...)”.
Pur non volendo scadere nel generalizzante discorrere per “notorie tematiche” ovvero per astratte affermazioni di principio, non possiamo esimerci dal rimarcare la necessità di pervenire a un quadro normativo atto a una reale semplificazione del sistema del pre-ruolo oggi vigente, che sia realmente garantistico verso tutti quei soggetti che rappresentano il futuro dello sviluppo della conoscenza nel nostro Paese.
Le macerie lasciate dai precedenti interventi riformatori, precisamente riportate nella relazione illustrativa, impongono una riflessione di ampio respiro.
Consci delle sfide imposte dal mercato del lavoro globale, dall’innovazione scientifico-tecnologica e della necessità di adeguare il livello di competenze richieste alle esigenze del processo di rinnovamento in fieri nel pubblico impiego, riteniamo che il mezzo all’uopo predisposto non possa però essere rappresentato da una riforma della legge n. 240/2010 che si sostanzi, di fatto, in una iper proliferazione delle figure professionali che accompagnano “troppo lentamente” alla stabilità, quanto mai necessitata in un contesto sociale ed economico come quello in atto.
Nobile, ma non sufficiente lo sforzo promanato dall’introduzione del contratto di ricerca, peraltro come ben rappresentato ancora in fase embrionale a causa della stagnazione dei rapporti tra le Parti Sociali, ma soprattutto a causa dell’assenza di risorse disponibili, che avrebbe dovuto sostituire l’aberrante realtà dell’assegnista di ricerca.
Ebbene, la soluzione all’impossibilità per le nuove generazioni di costruire un proprio futuro, di creare una famiglia conseguendo una stabilità e tranquillità economica e una realizzazione personale e professionale, contribuendo contestualmente alla promozione della conoscenza nelle più alte forme della didattica e della ricerca, dovrebbe essere rappresentata da queste ultronee figure del contratto “post doc” e delle borse di assistente alla ricerca nelle due declinazioni junior e senior.
Tenendo a mente la funzione strategica dei Settori dell’Alta Formazione e della Ricerca, culla di progresso e sviluppo, e la loro specificità, si condivide a pieno l’obiettivo perseguito dal legislatore attraverso l’eliminazione degli assegni di ricerca, purtroppo ancora destinatari di proroghe, e l’introduzione del contratto di ricerca, teso al riconoscimento di maggiori tutele e di un trattamento economico maggiormente adeguato al profilo di elevata qualificazione dei destinatari. Meno condivisibile invece l’attuale posizione di considerare come “vivificazione della vocazione innovativa” del settore della ricerca, quello “della pluralizzazione e diversificazione degli istituti e delle figure professionali” che concorrono allo sviluppo e alla crescita del nostro Paese.
Se infatti è vero che il vigente sistema necessiti di un adeguamento e di una flessibilizzazione, che sia in grado di rispondere alle moderne esigenze di competizione internazionale e di potenziamento dell’interdisciplinarietà dell’offerta formativa, è altrettanto vero che non si scorge alcun “virtuosismo” in un sistema, per come delineato, che a parere di chi scrive si risolverà in una ulteriore e non necessitata stratificazione e complicazione dello stesso.
Appare il caso di ricordare anche che la Carta Europea dei Ricercatori e il Codice di Condotta per l’Assunzione dei Ricercatori (Raccomandazione della Commissione Europea dell’11 marzo 2005), sottolineando l’importanza di riconoscere la poliedricità del ruolo dei ricercatori, raccomanda gli Stati Membri di contemperare il miglioramento delle condizioni di lavoro e delle opportunità di crescita per gli stessi, ponendo particolare attenzione alla prima fase della loro carriera, con il perfezionamento di metodi di assunzione e di valutazione delle carriere che introducano sistemi di sviluppo professionale maggiormente trasparenti, aperti e riconosciuti a livello internazionale, come presupposto per un vero mercato europeo del lavoro per i ricercatori.
In Italia si registra però un forte ritardo nell’attivazione del contratto di ricerca che de iure condito, risulta paralizzata e che, già sola, rappresenterebbe un primo passo verso la tutela di coloro i quali avviino la loro carriera nell’ambito della ricerca.
La causa di tale paralisi – sono trascorsi ben due anni (l. 79/2022) dall’introduzione del contratto di ricerca - la si ravvisa principalmente nell’assenza di risorse aggiuntive per il suo finanziamento, che diverrebbero ancora più esigue qualora si optasse per l’introduzione di ulteriori figure di para-subordinazione.
Appare, pertanto, evidente che l’obiettivo prefissosi dalla scrivente O.S. per restituire dignità ai circa quindicimila assegnisti di ricerca e per garantirla a coloro che si avviino verso il percorso di insegnamento e ricerca, non possa essere perseguito attraverso un ulteriore allungamento dei tempi di ingresso in ruolo.
Alla luce di quanto esposto, accogliamo con piacere l’intenzione, evidenziata nella relazione, di tratteggiare un “percorso che garantisca certezza, ma soprattutto delimitazione temporale”, dissentiamo però sull’adeguatezza della moltitudine di figure individuate per far fronte a questo obiettivo.
Distinti saluti
Roma, il 08.10.2024
Il Segretario Generale
Attilio Bombardieri