[stopvqr@firmiamo.org: [Stop VQR] Che cosa fare ora]

Cari amici e colleghi,

la nostra petizione ha raggiunto e superato le 1.100 firme. Si tratta di un risultato importante, ma ovviamente insufficiente a raggiungere l'obiettivo di fermare la VQR e aprire un vero confronto sui temi che abbiamo evidenziato. Il Governo, attraverso atti inequivocabili come l'assegnazione per decreto legge di un miliardo e mezzo in dieci anni allo Human Technopole e la risposta (arrivata dopo oltre tre mesi) all'interrogazione presentata da un gruppo di parlamentari del PD (<http://www.roars.it/online/il-consistente-impegno-di-governo-e-parlamento-a-favore-delluniversita-e-dei-suoi-docenti/>), continua sulla sua strada, ignorando il disagio di una parte significativa della comunità accademica e non consentendo neppure di conoscere i dati dell'astensione dalla VQR. Nessun riconoscimento della protesta in atto e neppure la concessione di qualche cucchiaio di lenticchie, perché si ritiene evidentemente che con questo tipo di "addetti" non ce ne sia bisogno. Di fronte a questo atteggiamento, mentre l'Università muore e i suoi gladiatori si scannano per le briciole nelle diverse arene predisposte allo scopo, i Rettori hanno deciso di annunciare la "primavera dell'Università", coprendo in questo modo la scelta di continuare a collaborare fino in fondo alla VQR. Nel frattempo, incombono e si rinnovano tutte le altre scadenze della mostruosa e inutile burocrazia alla quale l'ANVUR affida la costruzione dei suoi "presidi di qualità".

Fermarsi a questo punto significa probabilmente perdere tutto. Significa, in particolare, lasciare l'onore, ma anche il peso e i rischi della forma più dura della protesta (l'astensione unita al rifiuto di consentire ai propri atenei il caricamento forzoso) ai colleghi che hanno avuto la capacità, purtroppo mancata a molti di noi, di creare "massa critica" nei loro dipartimenti e far traballare la procedura. Non sappiamo se il loro coraggio sarà sufficiente. Sappiamo però che è fondamentale mostrare anche all'opinione pubblica che i numeri della protesta sono molto più grandi. E questo compito possiamo assumerlo solo noi.

È importante far capire che questa può essere la protesta di tutti. Chi ritiene che questo strumento non sia sufficientemente sfidante, che sia troppo "morbido", rimane naturalmente libero di fare di più. Non si vede tuttavia perché non dovrebbe accettare di unire le sue forze e la sua indignazione a quelle di chi, trovandosi in circostanze diverse, si è fermato un passo prima, ma condivide la stessa angoscia per il futuro dell'università italiana e la stessa consapevolezza che la "campagna" contro la VQR è un passaggio decisivo e per certi versi senza ritorno. E chi ha caricato i prodotti sotto la pressione dell'argomento del danno all'istituzione trova nella petizione lo strumento per dire forte e chiaro il suo "no". Se non si ferma la VQR non ci sarà niente per nessuno e far mancare i revisori, come dimostra quanto accaduto nell'Area 12 (con l'ANVUR costretta ad una call), consentirebbe di raggiungere il risultato. Non dipende da una misteriosa forza cosmica. Dipende da noi.

Allargare il più possibile le adesioni è dunque fondamentale e vi chiediamo un rinnovato impegno in questa direzione, ma non basta. Dobbiamo far vedere che ci siamo. Un modo potrebbe essere quello di convocare in ogni ateneo nel quale siamo presenti, in assoluta libertà e autonomia, delle "assemblee stop VQR" qualche giorno prima della "primavera dell'università" promossa dalla CRUI, invitando studenti e precari della ricerca, spiegando le ragioni della protesta e dimostrando che c'è un'alternativa in campo, che il silenzio rassegnato non è l'unica difesa possibile di fronte a questo nuovo che avanza. In queste assemblee dovremmo discutere le proposte concrete ed efficaci con le quali continuare a sostenere la protesta. Il presupposto deve essere chiaro, per il Ministero, per l'ANVUR e per i nostri Rettori: nessun confronto, nessun dialogo ha senso se prima non viene fermata questa VQR. Consideriamo irricevibile la promessa che dopo la VQR si potrà parlare di tutto e ottenere molto. Perché i fatti, purtroppo, ci costringono a non fidarci. Non abbiamo risorse e per questo tutto quello che possiamo fare dobbiamo farlo con un movimento "dal basso". La rete di resistenza che si è creata in questi mesi è già un risultato nel quale era difficile sperare. Ma non ci possiamo accontentare. Abbiamo il dovere di non accontentarci.

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