UIL RUA - Comunicato CNR n. 32 del 15 giugno 2016

Sembrerebbe confermato - ma il condizionale è d’obbligo, in quanto il CNR in nome della massima trasparenza che lo contraddistingue non risponde alle note della UIL RUA - che il punto 3 all’ordine del giorno del C.d.A. del 14 giugno u.s. non sia stato affrontato, avendo il Presidente rinunciato alle modifiche correttive dello Statuto.
Resta, pertanto, in vigore la norma del tutto rispondente a criteri di rigore e di legittimità che al comma 2 dell’Art.15 dispone: “Il presidente, se professore o ricercatore universitario, è collocato in aspettativa ai sensi dell’articolo 13 del DPR 11 luglio 1980, n.382;”.
Riteniamo saggia la rinuncia alle modifiche da parte del Presidente, in quanto l’eventuale approvazione della relazione firmata dal Direttore Generale, da noi bonariamente considerata bizzarra (ci riporta infatti, per le motivazioni giuridiche, a personaggi di...manzoniana memoria), avrebbe potuto creare, a nostro avviso, non poco imbarazzo in particolare ai giuristi presenti all’interno del C.d.A. .
Sembrerebbe che attualmente il Presidente del CNR sia posto in aspettativa dall’Università di Firenze, - anche qui al condizionale perché il Responsabile per la prevenzione della corruzione non ha ancora risposto alla specifica richiesta della UIL RUA - superando così l’incompatibilità del doppio incarico.
Ad ogni modo potendosi, ora, dedicare a tempo pieno al CNR, è auspicabile che il Presidente attivi da subito il confronto, fino ad oggi mancato, con il Sindacato sui problemi concreti dei lavoratori viste le numerose inadempienze contrattuali a partire dai ricercatori CNR che risultano ancora i meno pagati del comparto (ben più importanti di quello della “logistica” delle sedi sindacali che tanto a cuore pare essere ai vertici dell’Ente) onorando così, tra l’altro anche il comma 2 dell’Art. 20 delle Statuto che recita:
“Il CNR assicura il rispetto delle norme e dei contratti collettivi nazionali di lavoro in materia di
relazioni con le Organizzazioni Sindacali.”
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Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire. Questo pur nella consapevolezza (e nel timore) che non potranno escludersi, anche nell’immediato futuro, spinte ed interventi per andare, con altri strumenti ed in altre sedi, al superamento del divieto del doppio incarico, magari in “analogia” a quanto consentito al Presidente del Consiglio dei Ministri.
È probabile quindi che si tenterà, anche a questi fini, di utilizzare il provvedimento da emanarsi in base all’art.13 della Legge Madia che tante attese, ma anche tante preoccupazioni e perplessità sulla sua concreta gestione, sta suscitando nella stessa comunità scientifica ed in tutto il personale degli EPR.
UIL-RUA
Americo Maresci