[USB] Cap II: Precariato

USB PI Ricerca (ricerca.usb.it)

PIATTAFORMA USB AL CNR
CAPITOLO 2: PRECARIATO

 

Nella lotta sindacale e nella rivendicazione dei diritti, la scelta degli slogan è una componente importante per dare visibilità alle proprie istanze e per far capire chiaramente, sia ai soggetti coinvolti che alla controparte, quali sono le richieste.

Slogan come “Fino all’ultimo precario” sono molto chiari e intuitivi, ma da soli non bastano, se non sono accompagnati da una lotta coerente con lo slogan.

Il fronte del precariato al CNR è molto frastagliato e include persone con storie profondamente diverse, a causa dell’età anagrafica, delle disponibilità economiche degli istituti/gruppi di appartenenza, del momento storico (e quindi delle forme contrattuali disponibili in tale momento), ma che condividono il fatto di lavorare per l’ente da anni con lo stesso impegno e dedizione, anche se inquadrati in forme contrattuali molto diverse tra loro.

Sappiamo bene che ogni stabilizzazione ha le sue “vittime”, gente che per sfortuna non vi rientra, magari per un giorno o una settimana, o per il fatto di non essere stata in servizio in una certa data. Includere veramente tutti è una nobile ambizione a cui tendere, ma spesso difficile da realizzare.

Ma se da un lato è difficile impedire che pochi singoli possano restare esclusi, dall’altra non è tollerabile tagliare fuori ampie fasce del personale con scelte del tutto arbitrarie.

La scelta delle date per l’individuazione della finestra di 8 anni in cui occorre aver maturato i requisiti per aver diritto alla stabilizzazione è fondamentale per garantire la massima inclusività, ma occorre capire che, se la coperta è corta, qualcuno resterà scoperto.

Per capire bene gli effetti di questa scelta, proviamo a fare degli esempi di personale precario di diverse tipologie per capire in che modo le date scelte tagliano fuori intere fasce di precari.

Nella tabella che segue sono evidenziati gli anni dell’ultima applicazione della Legge Madia al CNR (finestra 2010-2017, in verde) e tre possibili ipotesi di applicazione per la prossima stabilizzazione: la data del 31/12/2024 (finestra 2017-2024, in rosso), la data del 31/12/2025 (finestra 2018-2025, in arancione) e la data del 31/12/2026 (finestra 2019-2026, in giallo).

Immagine che contiene testo, schermata, numero, lineaIl contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

Le righe successive invece mostrano la storia contrattuale di alcune categorie esemplificative di precari che proviamo ad analizzare. La storia è ovviamente semplificata, evidenziando i periodi che concorrono alla maturazione degli anni di servizio per accedere alla stabilizzazione e tralasciando tutte le altre forme (e.g. le borse) che fanno parte della storia lavorativa di larga parte del personale precario.

È del tutto evidente come una fascia importante dei precari, rappresentati nella tabella da Alice e Bob, non sia molto interessata alla scelta della data: avendo maturato i 3 anni tra il 2019 e il 2024 è ragionevolmente certa di rientrare nella stabilizzazione a prescindere dalla data scelta.

Proviamo ora a capire cosa accade agli altri:

  • Carol è rimasta fuori dalla precedente stabilizzazione perché non raggiungeva i requisiti nel 2017 e rischia, a seconda della scelta della finestra, di restare fuori anche dalla prossima
  • David non ha ancora maturato i 3 anni e li maturerebbe nel 2026, ma se la stabilizzazione parte prima, lui ne resta escluso
  • Erin rischia di restare esclusa se la finestra si sposta in avanti perché perde i primi anni
  • Frank deve sperare che la finestra si chiuda dopo che lui ha fatto i 3 anni e che la stabilizzazione parta dopo tale data
  • Heidi non raggiungerà mai i 3 anni perché per il legislatore gli anni con il Contratto di Ricerca (ammesso che parta) non contano ai fini della stabilizzazione (ma occorrerà vedere se regge in un tribunale)
  • Il rischio per Ivan è che si rivelino vere le voci secondo cui il CNR vorrebbe ridurre la platea degli aventi diritto contando solo gli anni al CNR e non contando quelli in altri EPR o Università (in tal caso non avrebbe i 3 anni). Una simile interpretazione da parte del CNR sarebbe singolare, sapendo che il Ministero ha già chiarito che il diritto si estende anche a chi ha maturato gli anni in istituzioni diverse
  • Judy ha difficoltà nel raggiungimento dei 3 anni e inoltre, non avendo un TD, deve aspettare un bando Comma 2
  • Michael ha raggiunto i 3 anni, ma attende un bando Comma 2
  • Olivia invece non ha modo di accedere alla stabilizzazione perché assunta con un contratto interinale

Dietro i nomi fittizi usati nella tabella si celano decine o centinaia di colleghe e colleghi, con le loro famiglie e le loro legittime aspettative. Oltre al fatto che spesso i precari hanno situazioni più complesse, mescolando diverse forme contrattuali per periodi più o meno lunghi.

Cerchiamo quindi di individuare i punti critici per la prossima stabilizzazione:

  1. Nessuna finestra fissa è inclusiva, qualcuno viene tagliato fuori
  2. Solo la finestra mobile è inclusiva (se tutti sono inclusi, nessuno avrà interesse a fare ricorso)
  3. Le forme contrattuali che contribuiscono al raggiungimento dei 3 anni sono note e consolidate e non devono essere escluse dall’ente nella prossima stabilizzazione (si rischiano ricorsi)
  4. Gli anni di contratto in altri EPR o Università devono essere conteggiati dall’ente nella prossima stabilizzazione (anche qui si rischiano ricorsi)
  5. Non è possibile fare oggi una manifestazione d’interesse o un bando Comma 2 con una finestra che si chiude nel futuro (e.g. al 31/12/2025 o 31/12/2026). Nessuno può essere stabilizzato oggi basandosi su un’anzianità futura. Fissare la finestra al 31/12/2026 significa: o posticipare la manifestazione d’interesse al 2027, oppure fare una manifestazione d’interesse oggi restringendo gli anni utili della finestra (dal 2019 a oggi, quindi a soli 6,5 anni)

Prima di affidare a una delle OOSS il mandato a scegliere “la data più inclusiva” su base fiduciaria, sarebbe opportuno che i precari analizzassero bene gli effetti di tale scelta sul personale precario. In particolare, sarebbe utile che a riflettere sul tema non siano solo Alice e Bob, che nella finestra ci rientrano a prescindere, ma tutti gli altri che, per un motivo o per l’altro, rischiano di restarne fuori.

Per questo motivo USB ribadisce la propria proposta di una finestra mobile, come proposto in un precedente comunicato, l’unica veramente inclusiva, fino all’ultimo precario!

Intanto, negli altri enti…

In seguito alla nostra proposta della finestra mobile abbiamo letto alcuni commenti scettici sulla fattibilità, altri non l’avevano nemmeno compresa, altri ancora cercavano di disinnescare la proposta bollando USB come “non rappresentativa”. Come se fosse necessario essere seduti a un tavolo per fare sindacato.

Mentre il CNR interroga Ministeri e Sindacati sui criteri di un’ipotetica manifestazione d’interesse (con le solite voci di corridoio che ipotizzano la riduzione della platea degli aventi diritto con l’esclusione di alcune forme contrattuali o di alcune istituzioni) e con la malcelata intenzione di ridurre il numero di stabilizzandi con la scelta della finestra, cosa accade negli altri EPR?

  • ISS (dove USB ha il 60% di rappresentanza): dopo l’ultima stabilizzazione del 2024, senza la necessità di interloquire con governi o ministeri, in seguito all’approvazione del comma 2bis (che proroga la madia al 2026) l’Istituto Superiore di Sanità avvia una nuova manifestazione d’interesse nel 2025. La stabilizzazione, quindi, avviene in ondate successive, il personale viene stabilizzato man mano che matura i requisiti. Tutti inclusi, zero ricorsi.
  • INAF: con la delibera del CdA (Verbale 4/2023) apre le stabilizzazioni comma 1 e 2 per tutti i profili, per il conteggio dei requisiti (inclusi i contratti presso altri enti o università) la prima data di riferimento è il 30 aprile 2023. L’istituto effettua una ricognizione degli aventi diritto1 e pubblica le liste, che vengono aggiornate ogni anno. La Direzione Generale invia una mail avvertendo che è stata pubblicata la lista degli stabilizzandi e se qualcuno non è inserito può segnalarlo per email entro un mese2 Trascorso un mese, la lista diventa definitiva.

E questi sono fatti, non chiacchiere da bar. Tutto ciò non accade su Marte o su Saturno, ma in Enti Pubblici di Ricerca del tutto simili al nostro CNR, operanti nello stesso contesto normativo del nostro ente. Evidentemente, se c’è la volontà politica e la lotta sindacale, è possibile declinare le stabilizzazioni in modo inclusivo per tutte le componenti del precariato, senza lasciare indietro nessuno. Il tutto senza scomodare ministri e sottosegretari per spiegarci ciò che si evince chiaramente dalla lettura del Comma 2bis: “Le stabilizzazioni devono proseguire!”.

Contratto di Ricerca, Interinale e altre forme

Vogliamo chiudere questo comunicato con qualche riflessione sulle forme più estreme di precariato e quindi sulla parte più vulnerabile del personale precario. Quello con minori diritti e prospettive.

La normativa che introduce i Contratti di Ricerca e le altre forme precarie che il legislatore ha recentemente introdotto esclude che queste valgano per il conteggio degli anni di anzianità ai fini della stabilizzazione. Inoltre, non essendo “contrattualizzate” per il personale con CR non valgono le tutele previste nel CCNL per il personale degli EPR.

È interessante il modo in cui il legislatore ha inteso intervenire sulla piaga del precariato nel mondo della ricerca. Non certo garantendo contratti stabili, opportunità di trovare posizioni a tempo indeterminato o concorsi regolari. Tantomeno abolendo le odiose forme di lavoro precario che, con la scusa della “necessità” di avere maggiore flessibilità, vengono abusate per tenere in condizioni precarie il personale per lunghi periodi (alcuni casi hanno superato i 15 anni!).

Il legislatore ha invece preferito agire come un abile prestigiatore (per esser buoni) con il gioco delle tre carte: nasconde alla vista il personale precario creando una nuova forma contrattuale, altrettanto precaria della precedente (se non peggio), che viene esplicitamente esclusa dalla stabilizzazione. In questo modo è facile intuire come il legislatore non intendesse risolvere il problema del precariato, ma semmai impedire che i precari possano invocare una stabilizzazione. Al momento questa lettura regge, ma occorrerà capire se questa narrazione sarà accettata dai tribunali quando i titolari di CR decideranno di reclamare i loro diritti.

La situazione è ancora più grave per il personale interinale, che non ha alcuna prospettiva di veder convertito il proprio contratto in una forma di lavoro stabile.

Infatti, anche se molti non se ne sono accorti, vari istituti del CNR, avendo carenza di organico tra il personale tecnico e amministrativo (a causa dei pensionamenti, del mancato turnover, di procedure burocratiche sempre più complesse) e nell’impossibilità di assumere personale a TI o a TD (per espressa volontà della dirigenza dell’ente), si trovano costretti a ricorrere a personale con contratto interinale (l’unico a cui sono in grado di attingere!) per svolgere attività istituzionale ordinaria dell'Ente. Ciò consente agli istituti di ridurre la pressione a cui è sottoposto il personale tecnico e amministrativo strutturato (a rischio burnout) e di evitare la paralisi degli uffici.

Il risultato è che in un ufficio potete trovare due persone che fanno lo stesso identico lavoro ma in condizioni profondamente diverse: una a tempo indeterminato e l’altra con un contratto a 6 mesi e nessuna speranza di essere stabilizzata.

Oltre alla generale avversione per tali forme di precariato estremo che rasentano il vero e proprio sfruttamento, USB ritiene sia INACCETTABILE che un Ente Pubblico di Ricerca come il CNR (quindi lo stato) possa ricorrere a simili forme di sfruttamento, in particolare quando tale personale viene usato per svolgere l’ordinaria attività istituzionale nella gestione dell’ente.

Questo è il risultato di decenni di governo, dell’ente e del nostro paese, in cui l’unica priorità era la riduzione dei salari, il taglio dei fondi alla ricerca pubblica, il blocco del turnover, assenza di una politica di reclutamento (escluse le stabilizzazioni, ottenute con la lotta) e poco lungimirante.

Se da un lato risulta difficile trovare strumenti legali per aiutare il personale con contratto interinale, USB intende accendere un faro sulla loro condizione affinché la nuova dirigenza del CNR sia consapevole delle conseguenze reali delle scelte operate sul reclutamento e possa avviare una nuova fase di reclutamento per venire incontro alle esigenze reali degli istituti sul versante tecnico e amministrativo, consentendo agli istituti di soddisfare le richieste di personale usando personale a Tempo Indeterminato invece che interinale.

Fino all’ultimo precario(?)

Quando si sceglie uno slogan, dicevamo, occorre agire di conseguenza, ragionare sulle questioni importanti e capire quale piattaforma implementa meglio lo slogan e le reali istanze del personale:

  • Quale tra le soluzioni proposte dalle OOSS è realmente inclusiva? (non solo per Alice e Bob!)
  • Quali sono le trappole da disinnescare? (forme contrattuali e istituzioni da includere)
  • Quando ci si lamenta del CR e delle altre forme di precariato, chi si è sempre opposto alla loro introduzione (e chi invece al tavolo dell’ARAN ha firmato per rendere il CR operativo)?
  • Chi ha mai speso una parola per denunciare le condizioni del personale Interinale?

La proposta di USB è chiara e descritta in un precedente comunicato, disponibile per chi la vuole valutare, commentare… o magari anche migliorare. In questo (lungo) comunicato abbiamo cercato di mostrare, con esempi concreti, come le forme di precariato nella ricerca siano molteplici e come solo un approccio inclusivo può essere la risposta a questo problema annoso.

Anche perché l’inclusività è il miglior antidoto ai ricorsi, perché l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una manifestazione d’interesse bloccata dal ricorso di qualcuno che è stato escluso.

Fai attenzione, scegli bene in chi riporre la tua fiducia…

 

USB PI Ricerca CNR

 

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