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FUORI LE PERFORMANCE DALL'APPLICAZIONE DEI COMMA 310/308 PER LA VALORIZZAZIONE PROFESSIONALE
ANCHE NADDEO AMMETTE: "L'INADEGUATEZZA DEI SISTEMI DI MISURAZIONE ADOTTATI"
Siamo sempre stati i soli ad essere completamente contrari al sistema di misurazione performance, un sistema iniquo e inadeguato specialmente negli EPR, dove la meritocrazia dirigenziale provoca danni e clientelismo. E non è un caso che l’introduzione dell’articolo 20 nel penultimo CCNL non sia poi stata messa minimamente in discussione, dagli altri sindacati, nel successivo CCNL Scuola 2019-2021, dove peraltro con chiarezza la stessa ARAN ha confermato l’esclusione dei ricercatori/tecnologi dal processo valutativo.
Eppure, una recente analisi apparsa sul blog del Presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo (https://antonionaddeo.blog/2024/10/04/il-mito-della-performance-nella-pu... una-riflessione-critica/?amp=1) descrive con molta chiarezza le criticità del sistema di valutazione delle performance nella PA, di fatto confermando che le nostre tesi non sono elucubrazioni di estremisti sindacali.
Vediamo i punti principali che Il Presidente Naddeo individua e premettiamo che se il sistema delle performance è già assolutamente contestabile nel sistema Pubblico Impiego, nel caso della ricerca, esso è oltremodo illegittimo e su questo dobbiamo costruire una forte opposizione anche legale. Specie se poi gli enti tenteranno di scipparci i fondi del comma 310/308 per ‘premiare’ pochi ‘eletti’.
Il primo punto è l’inadeguatezza dei sistemi, soprattutto quelli (presunti) quantitativi o, meglio, ‘quantizzanti’ usati anche negli EPR. Gli OIV hanno accettato criteri semplicistici e che mai guardano alle funzioni reali degli enti, soprattutto quelle di lungo termine.
La potenziale distorsione degli obiettivi, mai relativi alla committenza sociale, e la visione a brevissimo termine sono caratteri distintivi negli accordi sindacali, per esempio, di ISPRA e INAPP, insieme a metriche di misurazione svuotate di qualsiasi efficacia, a cui gli stessi sindacati collaborazionisti hanno messo direttamente mano nella fase di discussione.
Le Amministrazioni, e ne abbiamo contezza, hanno approcciato le performance come mero adempimento legale rendendolo inadeguato alla valutazione.
La classe dirigente come valutatore svela, lo diciamo noi, la reale ricaduta delle performance che è quella di assicurare agli stessi dirigenti il proprio premio economico.
Il Presidente dell'ARAN sottolinea infine come l’errata e forzosa applicazione spinga alla demotivazione del personale. E non è forse quella che vediamo in INAPP o in ISPRA, dove le applicazioni peggiorative fanno parte di accordi firmati e già esecutivi? Ora lo scontro sarà su cifre ingenti. I commi 310/308 devono valorizzare il personale per rilanciare la ricerca, non per sfruttare il momento e premiare lo stretto ‘giglio’ che circonda i capi. Per esempio, appare chiaro che l’utilizzo del PNRR come base di riconoscimento meritocratico sia l’esempio delle criticità che descrive Naddeo. E in INAF vertici e sindacato CGILCISLUILGILDANIEF hanno già mostrato come si possono distrarre i fondi da un utilizzo che rilanci, invece, la ricerca.
In particolare, sul comma 310/308 per i livelli IV-VIII USB è assolutamente contraria a una distribuzione basata sulle performance e limitata alla partecipazione a progetti discrezionalmente stabiliti dagli attuali vertici degli Enti. La via maestra è quella di valorizzare il personale attraverso gli istituti contrattuali definiti negli articoli 53 e 54.
Combattere questa meritocrazia è un dovere del sindacato della ricerca. E appare chiaro che solo USB è determinata a farlo. Gli altri hanno già scelto da che parte stare: quella della dirigenza amministrativa, indicata da Naddeo come il vero problema!
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