Il Governo va avanti per la propria strada con l’obiettivo di smantellare
I primi che rischiano di pagare un prezzo particolarmente caro sono come sempre i lavoratori precari, cioè coloro che rappresentano sicuramente il presente e dovrebbero rappresentare il futuro degli enti Pubblici di Ricerca. Il ministro Brunetta, sempre insieme ai Presidenti, ha identificato come precari una piccola porzione degli stessi e ha dichiarato di non poterne stabilizzare che una parte infinitesimale.
Partiamo dai numeri: non 5000, ma almeno il doppio (stima per difetto).
Passiamo alle stabilizzazioni: bloccarle è una scelta ideologica. In realtà per il bene della ricerca vanno estese.
È chiaro che le scelte governative trovano il consenso dei Presidenti degli enti che ritrovano così uno strumento di gestione, i concorsi, che ha largamente dimostrato di non corrispondere a criteri di merito e trasparenza. Anzi, sono sempre più spesso uno strumento nepotistico e clientelare.
Se si vuole davvero rilanciare la ricerca pubblica c’è solo una strada percorribile, quella degli investimenti.
Crediamo che non si possano fare passi indietro su una questione così delicata per i lavoratori della ricerca, ma anche per il Paese. Per questo venerdì 5 dicembre chiamiamo i lavoratori precari e di ruolo del comparto allo sciopero su una piattaforma chiara; a sostegno di una proposta di legge che, attraverso la riforma dell’organizzazione del lavoro e dei sistemi di reclutamento, inneschi un percorso virtuoso che rilanci tutto il comparto.
La proposta di legge sarà presentata in occasione dell’assemblea nazionale sul precariato nei settori della ricerca e della formazione che si terrà il 16 dicembre presso l’Istituto Superiore di Sanità.
VENERDÌ 5 DICEMBRE
SCIOPERO E PRESIDIO
A PIAZZA MONTECITORIO DALLE ORE 10,00