Primi passi indietro del governo: la lotta di questi mesi e lo sciopero generale della CGIL producono risultati

Sono ancora parziali i dati dell’adesione allo sciopero generale del 12 dicembre di scuola statale, comunale e privata, università, ricerca, AFAM e formazione professionale, ma sembrano attestarsi – a parte l’eccezionale risultato del 30 ottobre e anche del 14 novembre – sul dato medio degli scioperi unitari dell’epoca Moratti. E questa volta lo sciopero era stato indetto dalla sola CGIL dei confederali ed era per non pochi lavoratori addirittura il terzo sciopero dell’intera giornata in meno di due mesi, in una situazione così critica per le finanze di ognuno di noi.

Chi lavora nei settori della conoscenza, assieme ai genitori lavoratori e a tutto il mondo del lavoro e dei pensionati, ha espresso una capacità di sacrificio straordinaria, una determinazione profonda a pretendere – per tutto il Paese e anche per chi a questo sciopero non ha aderito – un serio piano anticrisi e la cancellazione della L.133 che fa a pezzi il sistema pubblico della formazione e della ricerca e nega ogni prospettiva ai ragazzi e ai giovani di oggi e di domani.

 

La mobilitazione per la scuola e degli studenti ha smosso il Paese, ha dato coraggio a tutti i lavoratori quando ogni spazio sembrava chiuso: grazie a questa lotta ora cominciano a vedersi risultati.

 

Dopo il 30 ottobre, i primi cambiamenti di tono da parte del governo: qualche disponibilità – più di facciata che reale – sull’università, i pronunciamenti delle Commissioni di Camera e Senato sul Piano programmatico per la scuola. Ora, qualche risultato concreto e comincia la retromarcia: salva la scuola dell’infanzia, rinviato di un anno lo tsunami delle superiori con qualche apertura al confronto, apparentemente salvo il tempo pieno e il maestro unico solo a richiesta delle famiglie, si tratta finalmente sul destino dei precari, persino Brunetta ha fatto alcune aperture.

Ma sulle medie si va avanti comunque, il modello del modulo per la primaria sparisce così come le compresenze, non sono cancellati i tagli della finanziaria e la verità degli impegni sottoscritti sarà verificata a marzo con gli organici.

 

Dunque una correzione di tiro importante, che ci conferma al di là di ogni stizzosa dichiarazione ciò che abbiamo sempre saputo, ovvero che la lotta paga e che non si può governare con un Paese contro.

Dunque non smobilitiamo affatto: perché la scure sulla scuola pubblica resta ancora levata, perché i destini dell’università e della ricerca restano sono ancora pregiudicati, perché senza una politica seria per affrontare la crisi non c’è futuro per il sistema formativo, per i diritti dei giovani, per l’intero mondo del lavoro e per il Paese.

 

Grazie per la grandissima prova di responsabilità di tutti i settori della conoscenza, grazie a chi è stato con noi anche senza riconoscersi tradizionalmente nella CGIL, grazie da tutto il movimento dei lavoratori per la forza che è stata data – dall’inizio ma anche con questo sciopero – alla battaglia per i diritti di tutti e per un Paese migliore.