Roma - "Yes we can", devono aver esclamato i ricercatori dell'Università di Nottingham quando si sono resi conto delle possibili implicazioni del loro lavoro. Nell'ottica di un salto di qualità tecnologico di svariate generazioni, i suddetti ricercatori hanno fatto i primi passi per realizzare il "Santo Graal" della memoria RAM in epoca di nanotecnologia e NEMS, una memoria in grado non solo di essere veloce e capiente ma anche di ritenere le informazioni digitali in essa registrate una volta spenta la fonte energetica che alimenta il sistema.
Alla base del tutto naturalmente quei nanotubi di carbonio delle meraviglie, già classificati tra le migliori tecnologie del 2008, pensati come fantascientifico ascensore per lo spazio, colla monomolecolare neanche si trattasse di armi da Space Marine e componente base degli e-paper sotto forma di sottili display visuali. In particolare, alla Nottingham University stanno pensando a nanotubi con una struttura "telescopica" in cui una struttura nano-filiforme scorre all'interno di una più grande, ancorché in entrambe i casi si parla di pochi nanometri di dimensione complessiva.
Date le peculiari caratteristiche dei quanti di energia a queste dimensioni (meno soggetti alle degenerazioni tipiche dei circuiti al silicio ad esempio), una siffatta struttura può essere adoperata e comandata con i segnali elettrici a scorrere verso l'interno o l'esterno, replicando così il doppio stato di un bit e mantenendo tale stato una volta tolta la corrente al "circuito".
"La modalità di scorrimento telescopico può connettere o disconnettere il nanotubo interno a un elettrodo - scrivono i ricercatori inglesi - creando gli stati zero e uno necessari per immagazzinare le informazioni con il codice binario. Quando la fonte di energia viene interrotta, la forza di van der Waals fa in modo che il nanotubo interno rimanga in contatto con l'elettrodo, esattamente come nelle memorie di storage non volatili, quali le memorie Flash".
Il primo campo di applicazione a cui si pensa per la nuova, futuribile tecnologia nanotubica è naturalmente quello informatico, con la nascita di possibili, mirabolanti "nanodispositivi per lo storage dei dati" nanoscopici (ovviamente) ma giganteschi a livello di capacità di immagazzinamento delle informazioni; ma si progetta di utilizzarla anche in campo medico, ad esempio nel trattamento mirato delle singole cellule cancerose.
D'altronde i nanotubi dovrebbero presto essere tutti intorno a noi, letteralmente. Persino negli impianti stereo, al posto degli speaker e sotto forma di sottili film in grado di trasmettere le onde sonore grazie alle fluttuazioni di temperatura indotte. Niente parti in movimento, nessuna vibrazione di gomme vulcanizzate e cose simili, gli impianti ad alta fedeltà del futuro prossimo venturo continueranno a generare suono anche se parzialmente danneggiati.
Alfonso Maruccia
Fonte: punto-informatico.it