Cnr, deliberato lo statuto che taglia risorse alla ricerca ed espelle il personale precario. Intanto, il cda sopravvive a se stesso

Dopo una lunga maratona iniziata alle 9 del mattino, nel corso della quale è stato affrontato anche lo spinoso problema dei rapporti con la Fondazione Monasterio di Pisa che nei prossimi giorni il consigliere Maracchi dovrà affrontare con Enrico Rossi presidente della Regione Toscana, il cda del Cnr, integrato dai cinque saggi nominati dal titolare del Miur, Mariastella Gelmini, nel tardo pomeriggio di ieri ha deliberato il nuovo statuto dell'ente, così come richiesto dal decreto legislativo n. 213 del 2009 (contenente norme in materia di riordino degli enti di ricerca vigilati dallo stesso Miur).

Il testo definitivo del documento, nonostante l'impegno a renderlo pubblico entro breve che campeggia sul sito del Cnr, non è ancora disponibile, per cui permangono alcuni punti interrogativi.

In particolare, non è ancora chiaro se per il futuro il Cnr non potrà intrattenere rapporti per più di sei o per più di dieci anni con lavoratori a tempo determinato, co.co.co, assegnisti e borsisti.

Non appare deciso l'ammontare della inaudita riduzione del costo del personale dell'ente, che a regime dovrebbe scendere dall'attuale 82% al 70-75%. Sul punto non viene allo stato precisato se la percentuale verrebbe applicata sulla dotazione ordinaria o sulle spesa complessiva.

Se l'ente e il ministro vigilante optassero per la prima ipotesi, le conseguenze sarebbero gravissime e vedrebbero l'esplulsione dall'ente di gran parte del personale precario, con il conseguente smantellamento del più grosso ente di ricerca del Paese.

Una simile circostanza renderebbe praticamente inapplicabile per carenza di risorse l'introduzione del  tenure track, che consente la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, a seguito di processo di valutazione dell'attività svolta e con effetto ex tunc, vale a dire dal giorno dell'assunzione a tempo determinato.

Per il resto, il nuovo statuto (20 articoli in 18 paginette) non sembra accogliere nessuno degli innumerevoli contributi del personale forniti al presidente e al cda, ma, continuando ad escludere dalle scelte strategiche la comunità scientifica dell'Ente ed aumentando complessivamente la burocrazia, rende ancora più pesante il pachidermico Cnr e non giustifica gli oltre tre mesi impiegati per la stesura, che appaiono davvero eccessivi!

Da segnalare che, grazie a una clamorosa lacuna del decreto legislativo 213, frutto probabilmente di una svista del governo, il cda attuale è destinato a sopravvivere a se stesso chissà per quanto altro tempo, atteso che, dopo aver deliberato lo statuto entro il termine perentorio di sei mesi dall'entrata in vigore del medesimo decreto, ora dovrà anche deliberare i nuovi regolamenti, che dovranno essere almeno tre (organizzazione e funzionamento; personale; amministrazione, contabilità e finanze).

Per tale incombenza, il governo non ha però previsto alcun termine, per cui l'attuale cda, non avendo deliberato i regolamenti contestualmente allo statuto, potrà paradossalmente restare in carica fino alla sua scadenza naturale.

Tutta l'operazione, dunque, come abbiamo avuto già modo di affermare, appare finalizzata a tagliare risorse e personale e a conservare il resto.

Eppure c'è chi è pronto a giurare che sino alla fine, all'interno del cda, ci sarebbe stato un forte tentativo innovatore: portare da una a due le direzioni generali.

Una soluzione, quella del raddoppio, che anche il ministro vigilante avrebbe visto di buon occhio.

Sfumata dunque, forse per sempre, l'ipotesi che in Italia possa esistere una ricerca libera dai condizionamenti della politica.