FIR CISL - Comunicato al Personale CNR del 23 luglio 2013


La scorsa settimana sono stati resi pubblici i dati relativi alla Valutazione della Qualità della Ricerca per il periodo 2004-2010 (VQR 2004-2010) relativi a 95 Università, 12 Enti di Ricerca vigilati dal MIUR, nonché a 26 tra altri Enti di Ricerca e Consorzi Universitari che hanno volontariamente aderito al bando VQR 2004-2010.
Dai flash delle agenzie di stampa, seguiti alla presentazione, e che ancora si susseguono a quasi una settimana dall’evento, emergono principalmente i seguenti aspetti:

  1. la mole dei dati elaborati, tra i quali spiccano 184.878 prodotti della ricerca, distribuiti nelle 14 aree scientifiche del CUN (Comitato Universitario Nazionale);
  2. l’entità delle risorse impiegate, a partire dai 450 esperti costituenti i 14 GEV che, elaborati specifici indicatori di qualità, si sono avvalsi per la peer review di circa 15.000 collaboratori esterni;
  3. le classifiche generali e per aree scientifiche delle Università, suddivise in grandi medie e piccole;
  4. la performance negativa per l’INAF e, in particolare, per il CNR.

Questo è essenzialmente il messaggio mediatico associato ai risultati della valutazione VQR, a prescindere dalla complessità dell’operazione che richiederebbe, invece, un’attenta valutazione dei risultati per le singole aree scientifiche in rapporto ai contesti nei quali sono stati ottenuti.
La FIR CISL non può che dissentire dalla logica dello “scoop” giornalistico e dalla fuorviante riduzione degli esiti della valutazione a un qualcosa che ricorda l’elenco Buoni – Cattivi della ricreazione alle scuole elementari.
E’ nostra opinione, al contrario, che la valutazione della Ricerca debba costituire il punto di partenza per individuare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le criticità delle strutture valutate, in un logica di crescita e auspicabilmente nella visione strategica di un Progetto per la messa a sistema della Ricerca nazionale.
Lo sviluppo sociale ed economico del Paese richiedono ben altro: un investimento integrato nella ricerca fondamentale e orientata da realizzarsi attraverso le tre reti (Università, EPR e ricerca privata) e il mondo delle imprese e dei servizi, in un quadro unico di governance e di politiche pluriennali sostenibili.
Riguardo all’applicazione della VQR agli avevamo già avuto modo di entrare nel merito in “tempi non sospetti” (vedi Comunicato FIR CISL del 14 aprile 2012), sottolineando come sia stato calato l’impianto valutativo predisposto per l’Università nella realtà degli EPR vigilati dal MIUR e, con riferimento al CNR, prescindendo da:

  1. i peculiari “Scopi istituzionali” e “Missione e obiettivi” previsti dallo Statuto redatto e approvato così come voluto dal MIUR, che rappresenta, guarda caso, anche l’Istituzione alla quale l’ANVUR risponde;
  2. la non coerenza dei prodotti della ricerca da valutabili con il complesso delle attività svolte da Ricercatori e Tecnologi.

Nel merito della situazione del CNR occorre, inoltre, sottolineare il peso di un dissenso della comunità scientifica interna nei confronti della valutazione VQR, concretizzatosi in una significativa differenza fra prodotti attesi e conferiti (2344 prodotti pari al 10,54% dei prodotti attesi) e in un elevato numero di prodotti penalizzati (n. 593 prodotti pari al 2,98% dei prodotti conferiti). Preso atto che a ogni prodotto mancante si è applicato un punteggio pari a –0,5 punti (prodotti non valutabili –1; casi accertati di plagio o frode –2) è evidente che il conferimento della totalità dei prodotti attesi, e la carenza di penalizzazioni, avrebbero comportato risultati ben diversi.
La FIR CISL fin dall’inizio (vedi Comunicato FIR CISL del 20 marzo 2007) è stata estremamente critica nei confronti delle modalità di applicazione agli Enti della VQR. Abbiamo pubblicamente espresso nel Convegno “CNR - I giornata della trasparenza 2011” al Ministro Profumo, allora Presidente del CNR, i dubbi e le perplessità di un metodo errato nel principio in quanto disgiunto dalle mission degli EPR.
Nella convinzione della necessità della valutazione la FIR CISL ha comunque caldeggiato l’adesione della comunità scientifica alla valutazione VQR, ben consapevole, tra l’altro, che nonostante le assicurazioni ricevute i GEV avrebbero visto una partecipazione dei Ricercatori degli EPR a dir poco marginale.
Nell’interesse di tutti avevamo proposto e ottenuto la spersonalizzazione dei dati e dei prodotti conferiti, con l’assimilazione dell’intero CNR a un Dipartimento universitario.
Alla luce dei fatti, ci rendiamo conto che tale scelta non sia stata errata. Averne conservato la la disaggregazione consentirebbe di comprendere ove abbiano avuto origine le posizioni acritiche e provinciali, sostenute da alcune componenti del mondo sindacale e non, che si traducono oggi in un danno anche d’immagine per l’ente e l’intera comunità scientifica interna.
Riteniamo, tuttavia, che il richiamo alle responsabilità individuali di chi ha attivamente contribuito a falsare il risultato della VQR non debba andare oltre l’aspetto etico e morale di un comportamento che ha finito per penalizzare tutti e, ci auguriamo, non costituisca per il futuro elemento pregiudiziale nell’allocazione delle risorse e nelle politiche del personale.
In termini generali, e per le singole Aree scientifiche, sono evidenti le potenzialità del CNR, mantenute a prescindere dalle non poche e contraddittorie disposizioni legislative e dai tagli ai finanziamenti, nonché dal protrarsi della situazione di incertezza e instabilità del transitorio conseguente ai successivi processi di riordino del quale solo ora si incomincia a vedere la fine.
Tali aspetti, non disgiunti dalla situazione costantemente subcritica delle strutture della rete scientifica e dal crescente disagio del Personale addetto alla Ricerca, non rientrano nei parametri della valutazione VQR.
E’ di tutta evidenza l’inderogabile necessità di un sistema nazionale di valutazione che tenga effettivamente conto delle peculiarità degli EPR e ne valorizzi la terza missione.
La FIR CISL ritiene pertanto che le scelte dell’ANVUR debbano essere riviste e i risultati in parola considerati a livello sperimentale.
Ritiene altresì irrinunciabile, per il bene del Paese, che si pervenga a un nuovo modello valutativo, basato auspicabilmente su logiche condivise e coerente con le mission dei soggetti interessati, che veda coinvolta della totalità degli EPR e l’allargamento dell’orizzonte valutativo all’utilizzo delle risorse pubbliche destinate alla ricerca e all’innovazione tecnologica delle quali beneficiano, direttamente e indirettamente, le imprese attraverso i cluster e la partecipazione a progetti integrati.
Roma, 23 luglio 2012
p. La Segreteria nazionale
Marcello Leoni